Non abbiate paura dello Stato! L’attualità dell’appello dossettiano

Dossetti-15-dic Può essere un grido o anche una esclamazione, in questo caso è il titolo di un libro veramente interessante e didatticamente ben costruito. Ha per centro Giuseppe Dossetti e le sue idee sullo Stato, la sua critica alla concezione liberale, la sua tensione verso la proposizione di uno Stato che si dia il fine di riformare la società, per promuoverne eguaglianza e giustizia sociale. E’ insieme un libro su Dossetti e un libro  di Dossetti. Ed è un libro con molti autori, che parlano in prima persona: da Aldo Moro a Mario Romani, da Baget Bozzo a Giorgio La Pira, da Costantino Mortati a Francesco Carnelutti. E’ la ricostruzione, con molti punti ancora di attualità, di un appassionante dibattito accesosi nel corso del III Convegno nazionale di Studio dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani, nel novembre del 1951. In quel convegno fu chiamato a tenere la relazione generale Giuseppe Dossetti, che aveva 38 anni e aveva appena lasciato la politica. Tema:Funzioni e ordinamento dello Stato moderno. Il discorso, straordinario per intensità e per la radicalità della critica alla prevalente concezione liberale dello Stato, fu fatto da Dossetti sulla base di appunti e fu trascritto dalla registrazione. Fu pubblicato, insieme alle altre relazioni e al dibattito, sulla rivista  dei giuristi cattoli Iustitia, e più tardi (nel 1977) dalla casa editrice della Democrazia Cristiana Cinque Lune. Testi oggi quasi introvabili sul mercato librario.

Enzo Balboni, docente di Diritto costituzionale alla Cattolica di Milano, già amico e collaboratore di Giuseppe Lazzati, e vicino a Dossetti negli anni del suo ritorno sulla scena pubblica tra il 1994 e il 1996, decise, con il benestare di Dossetti stesso, di rieditare quel discorso e di corredarlo di una serie di note e di aggiornamenti. Ne è uscito, ben dieci anni dopo l’avvio, un libro straordinario di circa 300 pagine che si legge d’ un fiato (Giuseppe Dossetti,“Non abbiate paura dello Stato!”. Funzioni e ordinamento dello Stato moderno. La relazione del 1951: testo e contesto,Vita e Pensiero, Milano 2014). Si apre con il testo, finalmente corretto, del discorso di Dossetti . Segue un’ampia sintesi delle altre relazioni, tutte di personalità di grande livello,  Aldo Moro, Mario Romani, Ubaldo Prosperetti, Gianni Baget Bozzo, Antonio Amorth e Giorgio La Pira a cui segue una intensa  discussione che soprattutto la relazione di Dossetti ebbe a suscitare.

Il più fiero, e autorevole, avversario di Dossetti fu Francesco Carnelutti, il prestigioso presidente onorario dei Giuristi cattolici e presidente-moderatore del convegno stesso. Tra i due si sviluppa un avvincente duello: astensionista e liberale, Carnelutti, considerato figlio ed interprete autentico dello Stato liberale di diritto dal punto di vista cattolico; interventista e sociale, Dossetti, convinto dell’urgenza di promuovere un radicale rinnovamento della società ad opera dello Stato. Nel dibattito Dossetti interviene quattro volte, e di ognuno di questi interventi Balboni offre la lettura pressoché integrale. Alla discussione partecipano molti dei convegnisti: giuristi, avvocati, economisti; tra questi: Eugenio Minoli, Costantino Mortati, mons. Pietro Pavan, Santoro Passarelli, il rosminiano padre Giuseppe Bozzetti.

Balboni, consapevole del grado di attualità dei temi in discussione (più società o più Stato?; il ruolo dei partiti politici; prima la libertà o prima la solidarietà?; libero mercato o bene comune e dunque impegno pubblico di programmazione? …), ha poi voluto riprendere il filo del discorso individuando ben tredici “parole-chiave”, per ognuna delle quali ha ricostruito le diverse posizioni in gioco: quelle sostenute da Dossetti, e con lui, in più o meno larga consonanza, da Mortati o Moro o La Pira, etc., e quelle sostenute viceversa da Carnelutti e da altri giuristi di area liberale. Insomma un libro che si legge come se fosse un romanzo sceneggiato, ma invece è in un dialogo fra “grandi “ voci , è una intrigante operazione culturale per conoscere, in modo non banale, i caratteri fondanti degli ideali cristiani da realizzare e difendere nella vita pubblica.

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