“Noi, gente che spera, Cercando qualcosa di più, In fondo alla sera. Noi, gente che passa e che va, Cercando la felicità, Sopra sta terra.”
Sono i versi della canzone che stavo ascoltando poco fa… non siamo davanti a De André, né a Battisti, non li ha scritti Guccini e non li ha musicati Zucchero. Sono degli Articolo 31, un gruppo rap italiano che ha sfondato negli anni 90. Io negli anni 90 ci ho fatto l’adolescenza, e gli Articolo 31 non sono stati male come compagnia, loro e tutta e una serie di altri cantanti, artisti che difficilmente lasceranno il segno come i gli altri sopra citati.
Perché questa sembra la caratteristica della mia generazione, un susseguirsi di goffi tentativi che non portano a nulla. Siamo viziati, è vero. Inclini alla noia come nessuno prima di noi, o come direbbero i Prozac+ siamo “acido-acida”. Siamo davvero dei “vuoti a perdere “ come cantano i Negrita? Davvero non siamo in grado di fare qualcosa d’importante? Passeremo alla storia proprio per quelli che non hanno fatto niente?
Non abbiamo guerre mondiali da combattere, nè città da ricostruire, sembra che tutto il possibile sia stato già inventato, abbiamo talmente tante possibilità che spesso non ne cogliamo nemmeno una. Siamo arroganti noi giovani, questo sì. Immersi nelle nuove manie moderne: la moda, la tecnologia, la depressione, la libertà sessuale.
“E’ il mio corpo che cambia, nella forma e nel colore, è una strana sensazione, in un bagno di sudore….” Quando finisce questa maledetta trasformazione? Quando diventeremo qualcosa di definito? La domanda in una canzone dei Litfiba.
Siamo nati con la tecnologia e la comprendiamo invece di combatterla, forse ne usufruiamo addirittura troppo. Inclini alla noia come non mai: “Bello, non ti passa più, te la sei voluta tu, vuoi la bicicletta e poi, pedalare cazzi tuoi” cantavano gli 883 che meglio di ogni altro hanno raccontato quest’epoca.
Siamo poco definibili, questo è certo. Generazione incollocabile.
Come giovane mi impegno a non lasciare gli anziani da soli a prendere il fresco nei supermercati e ad ascoltarli il più possibile per custodire il loro passato. Spero che la generazione dei miei genitori non si riduca, delusa e stanca, a lasciare anche me, giovane, nel supermercato con l’anziano. I supermercati servono per una generazione alla volta.A volte penso che forse avremmo solo dovuto ascoltare della musica diversa.
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