New York, tutto e niente

new_york7 Di New York i turisti (52 milioni l’anno) pensano sia la meta delle mete, il luogo dove andare a vivere per trasformare i propri sogni in realta’. Dopo pochi mesi di vita pero’ ci si rende conto della competizione esasperata, dello stress che permea l’aria, le storture grottesche del sistema capitalistico consumista portato alle estreme conseguenze, le dolorose disparita’ sociali e spesso un taciuto senso di solitudine. L’amore si trasforma presto, anzi prestissimo, in amore-odio. A volte il secondo prevale e viene voglia di dire ‘New York e’ solo un grande inganno’, anche se ogni volta c’e’ quello skyline, quelle luci che si riflettono sul fiume a trattanerti dal giudizio. Pero’ non riesci nemmeno ad amarla del tutto, a dire con piena sincerita’ che a New York hai realizzato il tuo sogno. Poi dopo un anno, torni per un po’ in Europa e all’inizio tutto sembra cosi’ rilassante, la gente piu’ autentica, gentile, le giornate che paiono piu’ lunghe, l’aria meno inquinata dal rumore dei pensieri e dei clacson. Pero’ anche questo dura poco. Dopo un po’ sorge come la sensazione di essere relegato in mezzo ai campi mentre nella piazza del villaggio si svolge la festa. Non sei piu’ nel centro del mondo e ti manca quell’ adrenalina, quel clima rigido, quella gente di corsa, quella competizione per ogni aspetto della vita a partire dal trovare un affitto decente, che sono proprio le cose che ti hanno spinto a tirare fuori il meglio di te stesso. Non hai piu’ Wall Street, l’ONU, il Madison Square Garden e Park Avenue a due passi. Sei nella periferia dell’impero mentre prima rockstar, capi di Stato, artisti, presidenti di aziende, attori di Hollywood ti passavano sotto casa a decine ogni giorno. Poi parli con altri che vi hanno vissuto e scopri che anche loro provavano amore-odio. Magari erano arrivati al punto di non poterne piu’ eppure ora che sono lontani gli manca. E allora tutto si fa chiaro. Accetti quel sentimento e capisci che e’ impossibile amarla del tutto, cosi’ come odiarla. Verso New York si puo’ provare solo un sentimento contraddittorio perche’ la citta’ e’ una grande contraddizione! La odi per quella superficialita’ consumista che non lascia spazio a nulla di piu’ profondo ma poi ti rendi conto che spuntano piu’ centri yoga che McDonald’s. Dici “basta e’ troppo costosa non ci posso vivere” e poi se togli l’affitto scopri che tutto il resto lo trovavi a meno che in molte citta’ europee. Passi un anno a constatare la generale mancanza di rapporti umani veri ma il giorno in cui parti scopri che sara’ pure cosi’ in generale eppure nel tuo caso specifico stai lasciandoti alle spalle quelli piu’ profondi che hai mai avuto. New York e’ il centro della spietata finanza eppure a due passi da Wall Street sorge un tempio buddhista. Dittatori nel mondo, ma liberi in casa propria. Constati che tutto e’ improntato all’individualismo piu’ sfrenato eppure nel momento del bisogno, centinaia di eroi si lanciarono dentro due torri in fiamme offrendo la propria vita per quella dei concittadini. La citta’ sembra soffocarti con quei grattacieli che ti inghiottono e chiudono la vista eppure hai a disposizione un polmone verde che si estende per quaranta isolati proprio nel mezzo. Ti sembra di vivere tra estranei indifferenti che mai si rivedranno eppure ti basta andare ad Astoria per assaporare la vita di un paesino, e sedere in un beergarden per conversare con sconosciuti come al bar della parrocchia, solo che qui quegli sconosciuti sono di cento nazionalita’ diverse. New York e’ simbolo dell’americanita’ con le sue parate, la Statua della Liberta’, le bandiere ovunque, eppure se vai a Little Odessa pure l’insegna di McDonald’s e’ in cirillico. Pensi che sei soffocato dal cemento, che vorresti vivere sul mare, ma in cinquanta minuti di metro da Manhattan, o anche meno, ci sei. Hai Coney Island, Brighton beach, la spiaggia al Bronx, senza contare Long Island. Vivi in una citta’ e non vivi in nessuna citta’, stai a Manhattan dove con atteggiamento snob definiscono i cittadini degli altri ‘borough’ “bridges and tunnels” e tu invece quei ponti e tunnel li prendi volentieri per scappare un po’ nelle altre ‘citta’. E allora respiri l’aria pulita e ti disintossichi nel giardino botanico del Bronx dove hai persino il secondo zoo piu’ grande al mondo, scappi a Williamsburg con la sua movida intensa ma piu’ rilassata, passi un pomeriggio silenzioso a Prospect Park a Brooklyn, te ne vai a Queens per vedere quanto e’ bello lo skyline di Manhattan visto da fuori e senza turisti, perche’ li’ a Gantry Plaza, pur essendo solo a tre fermate di linea viola da Grand Central, nessuno si avventura. E poi magari prosegui per mangiare cinese nella Chinatown di Queens e fino a Flushing Meadows a passeggiare, oppure ti fai un economico e abbondante pranzo domenicale ad Harlem, mentre i fighetti newyorkesi fanno i Sunday brunch dalla quattordicesima in giu’ . Puoi andartene a Hoboken in New Jersey in tre quarti d’ora, trovarti in un paesino con il campanile e manco mezzo grattacielo e poi scoprirvi una vita notturna che dopo le undici si scatena al punto da mettere in imbarazzo quella di Manhattan, oppure guidare due o tre ore in Upstate New York, dove quasi nessuno sa che c’e’ il maggior numero di stazioni sciistiche di tutti gli Stati Uniti ed il parco naturale piu’ grande della nazione,  nel caso il mare non bastasse. E quindi capisci che New York e’ tutto e niente, e’ il centro del mondo perche’ e’ nel centro che gli opposti si fondono, o meglio la sorgente da cui nascono, luce e ombra, giusto e sbagliato, bello e brutto, amore e odio, e quindi New York non ha fatto altro che insegnarti l’essenza della vita. E poi ti ricordi che per fortuna ci devi ritornare, almeno per un altro po’. Metti in conto che poi ti rifara’ arrabbiare e la odierai di nuovo in certi giorni, ma soprattutto sei grato perche’ non sei ancora pronto a dirle addio perche’ probabilmente hai ancora qualcosa da compiere. Perche’ in fondo sai anche che grande o piccolo che sia il tuo sogno, se sai cadere e rialzarti mille volte pur di realizzarlo, alla fine per quanto dura e fredda, New York te lo permettera’.

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