I crimini di Stalin furono veri e propri crimini contro l’umanità e per questa ragione non vanno mai dimenticati. Nel giorno della memoria, che giustamente ricorda milioni di ebrei sterminati senza pietà da Hitler nei campi di concentramento nazisti, occorrerebbe anche ricordare i milioni di russi uccisi e torturati nei campi di internamento sovietici, dal 1918 al 1956. Il sistema dei campi di internamento sovietici era composto da prigioni di transito, carceri, isolatori politici, campi di lavoro forzato, luoghi di confino e di esilio interno, dove perirono, a causa di violenze o per inedia in conseguenza di carestie, milioni di russi. Aleksandr Solzenicyn, premio Nobelper la Letteratura e noto esponente del dissenso sovietico fino alla caduta del muro di Berlino, nella sua fondamentale opera “Arcipelago Gulag” ha scritto: “Nessun cittadino dello Stato russo iscritto, in un tempo qualsiasi, ad un partito diverso da quello bolscevico, riuscì a sfuggire al proprio destino, era condannato”. Ad essere condannati e spesso uccisi, non furono però solo gli esponenti politici non bolscevichi, ma anche centinaia di migliaia di militari non appartenenti alla guardia rossa, migliaia di ex funzionari di Stato e tutti coloro che per condizione sociale erano considerati potenziali “nemici del popolo”; furono inoltre deportate intere popolazioni, per cui si può parlare di sterminio etnico.
Fu Lenin infatti, fin dal 1921, ad affermare che: “L’unico fine comune è quello di purgare la terra russa da ogni sorta di insetti nocivi”, intendendo con ciò tutti coloro che non facevano parte del proletariato. E’ lo stesso Solzenicyn a ricordarci che: “Erano insetti tutti i proprietari di casa, gli insegnati ginnasiali, i membri dei consigli parrocchiali, tutti i sacerdoti e tanto più i monaci e le monache, i ferrovieri, i telegrafisti, gli studenti, gli ingegneri”. Negli anni 1929-30, Stalin iniziò la deportazione, l’imprigionamento e lo sterminio di milioni di Kulaki, così definiti per disprezzo dai bolscevichi; con la parola Kulak infatti nella lingua russa si definisce un rivenditore rurale che si arricchisce non con il proprio lavoro, ma con quello degli altri. In realtà i Kulaki erano piccoli proprietari terrieri che si opponevano al piano dei soviet della collettivizzazione forzata della terra.
Non solo i piccoli proprietari terrieri furono presi di mira, ma anche i semplici contadini, come ha scritto Solzenicyn: Bisognava liberare la campagna anche di quei contadini che semplicemente si mostravano riluttanti a far parte di un kolchoz, di una vita collettiva che non conoscevano e della quale sospettavano. Milioni di Kulaki e di contadini furono perciò arrestati e deportati nei campi di internamento sovietici, dove, in gran parte, trovarono la morte. A questo proposito Solzenicyn ha scritto: “Nulla di comparabile v’era stato mai nella storia della Russia. Fu una trasmigrazione di popoli, una catastrofe etnica. Fu il primo esperimento di tale genere, per lo meno nella storia moderna. Sarebbe stato in seguito ripetuto da Hitler con gli ebrei ed ancora una volta da Stalin con le etnie infedeli o sospettate di infedeltà”. Stalin inoltre si propose di realizzare un progetto di sterminio degli ebrei; progetto rimasto però non attuato. E’ lo stesso Solzenicyn, infatti, a ricordare che: “Negli ultimi anni della vita di Stalin si fece più distinta la fiumana degli ebrei (dal 1950 avevano cominciato a poco a poco ad affluire come cosmopoliti).
Per questo fu inscenato il processo dei medici. Il progetto era questo: I “medici assassini” dovevano essere impiccati sulla Piazza Rossa. Naturalmente i patrioti infiammati avrebbero allora (sotto la guida di istruttori) scatenato un pogrom di ebrei. A questo punto il governo sarebbe generosamente intervenuto per salvare gli ebrei dall’ira popolare e li avrebbe trasferiti, la stessa notte, da Mosca in Estremo Oriente e in Siberia (dove già si apprestavano le baracche). Pare che Stalin intendesse organizzare uno sterminio degli ebrei. Tuttavia fu questo il primo e l’ultimo progetto fallito della sua vita. Dio gli ordinò di tirare le cuoia (sembra non senza un intervento umano)”.
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