Mettere in discussione uno come Messi è grottesco – Roberto Perrone

FBL-WC2014-QUALIFIERS-ARG-URU Save private Leo. Salvate il grande soldatino dalla cattiveria imperante. C’è sempre un gusto mediocre nel veder rotolare l’eroe dal piedistallo, il ricco dal suo deposito d’oro, il potente dal Palazzo d’Inverno, il campione di calcio nell’attimo in cui sta per raggiungere il successo. Ora lo sport preferito è sparare su Lionel Andrès Messi Cuccitini, 27 anni di Rosario, capitano dell’Argentina. “Ha perso l’Argentina e Messi è caduto nel vuoto, senza trovare il suo posto nel pantheon del calcio di tutti i tempi” scrive El Mundo. Gli spagnoli sono i più duri, non solo quelli di Madrid, pure quelli di Barcellona, seppur di sguincio. Il Barca sta pensando di cederlo, tra un annetto. Perché a 28 anni c’è sicuramente uno sceicco che se lo compra e vendendolo ci fai due squadre. Ecco, già questo dovrebbe far comprendere che Leo Messi, con tutte le fragilità, con il vomito, con l’assenza totale del maradonesco spirito tirbunalizio (com’era impacciato schierato accanto alla presidenta Cristina Kirchner), è pur sempre Leo Messi. Non è solo da un Mondiale che si giudica un giocatore. Zico e Falcao non l’hanno mai vinto, non c’è riuscito Michael Platini, neanche Marco Van Basten ci è andato vicino. E Alfredo Di Stefano, celebrato in questi giorni come emblema del calcio di tutti i tempi, quanti Mondiali ha vinto? Zero. Allarghiamo il dibattito e discutiamo anche costoro. “Lionel Messi non ha bisogno di vincere un Mondiale per essere considerato un grande giocatore. È facile rispettarlo quando vince, non lo è quando perde. Non ha bisogno di essere campione del mondo per essere un grande giocatore”. E bravo lo specialone Josè Mourinho. Ha inquadrato il problema. È una questione di rispetto. Un giudizio deve abbracciare una carriera. Quella di Messi è straordinaria anche senza raggiungere Maradona sul tetto del mondo. Il paragone tra i due ci poteva stare per caricare di effetti la sfida di Messi al Mondiale, ma ora svilirlo perché non è riuscito a incidere sulla finale, non è pertinente. Leo Messi è certamente uno dei più grandi giocatori della storia. Ha vinto sei volte la Liga, tre volte la Champions League, una medaglia d’oro olimpica. Ha ottenuto quattro volte il Pallone d’Oro (nel 2009, però, era ancora diviso tra quello francese e quello della FIFA e lui ha preso entrambi). L’elenco dei suoi record in fatto di goal prenderebbe metà di questa pagina. E molte di quelle reti stanno nelle antologie. Il suo problema è che non dà soddisfazione, non è un estroverso, non è un simpatico pirata. Non appartiene al filone maledettista che sale da Best, arriva a Maradona e prosegue (ahinoi) fino a Balotelli. Non ha tatuaggi, non ha storie di sesso, droga e rock and roll. Il suo rivale Ronaldo ha un pezzo di modella, Irina Shayk come fidanzata, Leo la ragazza della porta accanto (veramente) che all’anagrafe fa Antonela Roccuzzo. Quando perde non dà fuori di matto, vomita. Mettere in discussione un giocatore così, è grottesco. Il più grande di tutti, però, è Diego Armando Maradona che ha rimproverato Messi per il premio ricevuto, entrando così in sintonia con il suo nemico Blatter. Poi ha bocciato il suo ex genero Sergio Aguero. “Non è adatto a questo tipo di partite”. Però, quattro anni fa, in Sudafrica, preferiva persino Il Kun a Diego Milito, reduce dalla più straordinaria stagione della sua esistenza calcistica. Rovesciando i termini della questione, vincere un Mondiale, anche da solo, poi non fa di te un indiscutibile maitre a penser.

Da: Il Corriere della Sera

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