“…Il caso vuole che io non creda molto nel matrimonio borghese, una forma di compromesso concepita per limitare la sessualità che ovviamente richiede un prezzo troppo alto.”
“…il sesso offre una risposta inadeguata alle esigenze umane, e tuttavia, come accade con il capitalismo, le alternative sono decisamente peggiori”
Sono considerazioni che l’autore mette in bocca al grande scrittore Mamoon, co-protagonista del romanzo insieme al giovane e piacente Harry.
Kureishi è l’autore del grande “ Il Budda delle periferie”, il cui contesto, tuttavia, è agli antipodi rispetto a quest’ultima sua fatica che ha per titolo“ L’ultima parola”
Il celebre scrittore Mamoon ( di origini asiatiche) si è rinchiuso da anni in una grande magione nella bella campagna della periferia londinese
Harry è al contrario un giovane londinese, di famiglia borghese, con ambizioni di scrittore, cui un estroverso editore,affida l’incarico di intervistare il mostro sacro Mamoon, prima che sparisca dalla faccia della Terra.
Mamoon vive con la moglie, un’italiana conosciuta a Venezia, che lo adora senza sentirsi corrisposta in questo miscuglio d’amore e sconfinata ammirazione per il marito.
Harry ha una fidanzata, algida e piuttosto frivola, ma molto bella.
Di questi personaggi l’autore dipana con sapiente scrittura l’intreccio di interessi e di sentimenti che suscita in loro la relazione particolare in cui si trovano a convivere, dal momento in cui Harry è costretto a vivere nella fattoria di Mamoon per svolgere il suo lavoro di intervistatore scrupoloso.
La complessità di questo intreccio trascina il lettore e lo coinvolge interrogandone continuamente
la propria coscienza
Mamoon è un caratteraccio e tutti lo sanno. Harry è letteralmente soggiogato dalla particolare personalità dell’intervistato, da cui tenta lentamente di divincolarsi. Tra i due si instaura una vera e propria guerriglia in cui ognuno vuole dire l’ultima parola . I due amano molto le donne, ma sono incapaci, in realtà ,di convivere “more uxorio” con le loro compagne
Liana, la moglie dello scrittore, entra nel gioco come una parca che la notte dipana il filo che ha tessuto il giorno prima, con l’assillante obbiettivo di far nascere in lui la passione che lui non ha mai avuto per lei.
. Nel turbinio di giochi psicologici tra loro -e tra gli altri personaggi del libro- è’ come se l’autore volesse farci attraversare un deserto in cui i protagonisti ora si incontrano, ora spariscono tra le numerose dune che li circondano, come a giocare a rimpiattino
Kureishi è nato a Londra, ma da padre pakistano. Di questa sua doppia cultura, egli ha conservato
l’ironia scanzonata di un londinese e insieme la capacità di rappresentare le profonde contraddizioni della nostra società contemporanea e il modo in cui esse incidono profondamente sul nostro vissuto e ci costringono a reinventarci ogni giorno.
L’amarezza di fondo – che sottende la storia che Kureishi ci narra- affiora sottile mentre si dipanano gli effetti di questa casuale convivenza nella coscienza di ogni singolo personaggio, e fa da contraltare alla apparente “commedia sentimentale” che finge di inscenare.
Nelle pagine finali, Kureishi abbandona ogni gioco di specchi e fa “ pensare” a Mamoon la verità amara che ne fiacca la voglia di scrivere e…di vivere
“, … non sapeva d’altra parte se il pubblico avrebbe mostrato interesse… Le persone non volevano migliorare il mondo, ma solo il loro corpo…. Di questi tempi c’erano più scrittori che lettori….Gli unici libri che la gente leggeva erano quelli di cucina, diete o fitness…”
Devi accedere per postare un commento.