“LO STRANIERO” di Albert Camus

lostranieroAlbert Camus nasce in Algeria nel 1913 e muore in un incidente stradale in Francia insieme all’editore M. Gallimard, nel 1960. Di genitori francesi. Nel 1940, licenziato dalla rivista “ Soir Republicain” , deve emigrare a Parigi, dove trova lavoro presso “Paris Soir” E proprio in quell’anno termina il romanzo “Lo straniero”. Gli anni successivi scrive “La peste”. Nel 1957 riceve il premio Nobel per la letteratura.

L’editore Bompiani ha pubblicato -nelle edizioni tascabili- una nuova edizione del suo “Lo straniero”. Trovandolo in libreria, mi sono incuriosito e sorpreso. Perché questa scelta dell’editore? Ebbene ho trovato la risposta rileggendolo, e leggendo con interesse la bella nota a margine di Silvio Perrella.Camus scrive nel 1940 un romanzo la cui attualità salta agli occhi già con la sua scrittura asciutta e priva di qualsiasi referente che non sia lo stato d’animo del protagonista -il giovane Meursault- rispetto al mondo e al senso incomprensibile delle cose. E già questo, in tempi di furori ideologici e rumor di cannoni, aveva segnato una svolta nella letteratura europea dell’epoca.

E fece scandalo l’omicidio “gratuito” che il protagonista compie uccidendo un arabo in una spiaggia assolata e deserta del litorale di Orano. E ancora più scandalo suscitò la modalità con cui questo atto veniva compiuto, da chi viene descritto, lungo tutto il racconto, come l’individuo la cui “indifferenza” nei confronti degli eventi che lo circondano o lo riguardano direttamente fa da contrappunto al delitto.

Camus scrive queste pagine mentre Parigi e l’Europa sono inondate dal pensiero esistenzialista e Sartre la fa da padrone sui giovani e sulla intellighenzia dell’epoca per alcuni decenni. E Camus viene spesso considerato come un figlio di quella corrente di pensiero. Col tempo però, egli viene più correttamente ricollocato tra gli scrittori contemporanei che sanno esprimere il profondo disagio che segnerà, in particolare, le nuove generazioni della seconda metà del secolo scorso attraverso una scrittura del tutto nuova.

In realtà questo grande scrittore appare da subito come un personaggio letterario assolutamente eccentrico rispetto ai suoi contemporanei. “ …Non sono né il solo intelletto, né la cultura come mero accumulo di informazioni -scrive Perrella nella sua nota- a essere importanti per lui, ma le percezioni primarie dei sensi”.

Meursault, dunque, ci appare come un cumulo di disordinate sensazioni che nulla riesce a legare insieme in una plausibile e ragionata visione del mondo che lo circonda. Non ci sono ambizioni, non ci sono folgoranti passioni amorose, non ci sono neppure affetti famigliari vissuti come legami tra passato e futuro.

Ci sono, per contro, sensazioni che sembrano solo sfiorare l’animo del protagonista. Egli si meraviglia quando (nella seconda parte de racconto) si trova davanti alla giustizia che si interroga e lo interroga sui moventi del delitto per rinvenirne un barlume di pentimento che lui non sente di dover esprimere perché non gli appartiene. Questo comportamento ci fa intendere che, per Camus, “l’assurdo non è un concetto, ma uno stato d’animo”.

Per questo, e per la scrittura così priva di aggettivazioni moralistiche, questo romanzo si legge oggi come se fosse stato scritto recentemente, e lascia un segno profondo nella nostra psiche.

Per questo ne è consigliabile la lettura ai giovani di oggi; e una rilettura a coloro che, come chi scrive, ne avevano conservato nel tempo un memoria inquietante, ma che non ne avevano misurata a sufficienza la straordinaria modernità Il protagonista, a sentire le arringhe in sua difesa dell’ avvocato (d’ufficio) e le motivazioni dell’accusa, si sente spettatore e non attore principale del processo contro di lui…”tutto si svolgeva senza il mio intervento. Si decideva la mia sorte senza chiedere il mio parere”

Estraniazione terribile e totale. Evento talvolta vissuto o sfiorato da ognuno di noi, senza poterlo confessare se non -e a mala pena- a noi stessi.

Forse anche per questo il romanzo ci lascia con l’inquietudine che prova chi lo legge.

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