Chi vuole tuffarsi in un’orgia di “british humour” non può trascurare questo magnifico libro del grande scrittore inglese Martin Amis, colui che -per intenderci ha scritto romanzi come”Money”, “Territori londinesi” “ La freccia del tempo”: quest’ultimo sulle aberranti torture agli ebrei, raccontate da un medico che vi partecipò.
La storia che ci racconta in questo “Lionel Asbo” è letteralmente terrificante!
Già all’inizio una lettera che il quindicenne Des invia a Daphne (una specie di Natalia Aspesi del Mirror) ci rivela la sua relazione sessuale con la nonna “appena” quarantenne.
Des è il nipotino orfano di Lionel Asbo, un giovinotto di vent’anni che gli fa da padre, educandolo alle imprese violente di cui è principe senza pari nella disastrata periferia dell’est-end londinese.
Il ragazzo però è refrattario a ogni violenza, e tuttavia ammira suo zio, ed è coinvolto suo malgrado nelle vicende di cui lo zio è protagonista.
Lionel trascorre spesso i suoi giorni, nelle patrie galere; Tornare in libertà sembra che a lui serva solo per compiere quei crimini che gli consentano di rientrarci: una specie di rifugio sicuro, dove tutto è già organizzato, regolamentato al minuto!
Ma un bel giorno gli viene comunicato in cella di essere il vincitore d’un biglietto della lotteria che fa di lui un miliardario estremamente facoltoso.
Da qui Amis parte per riempire pagine che sono dei veri fuochi d’artificio, da cui il lettore non riesce a distaccare l’attenzione.
Il brusco passaggio che fa Lionel dal suo ruolo di temuto boss della desolata periferia in cui è nato e vissuto, al “selvaggio” riccone, adulato dall’alta borghesia che lo coccola proprio in forza della sua volgarissima e violenta natura, consente all’Autore di sciorinare l’ampia messe di stereotipi che accompagnano i due mondi attraversati da Lionel prima nel ghetto sociale e poi nel caleidoscopio della Londra che conta.
Ad un certo punto egli si fa intervistare da Daphne, senza che lui sappia che si tratta della stessa giornalista cui Des aveva mandato la lettera anonima!) che gli chiede cosa abbia imparato dal carcere. E lui
“Sai Daph, il mondo dei ricchi è…pesante. Tutto pesa. Perché le cose devono durare…………..Mentre il mio vecchio mondo, Diston,cioè, è…è leggero! Le cose non pesano niente! La gente muore! E questa roba, le cose…volano via!…”
Nel tourbillon di avvenimenti che ruotano intorno a zio e nipote, vengono passati in rassegna decine di personaggi minori di ogni provenienza: ladruncoli, affaristi, intellettuali, mogli, madri, amanti, starlette.
Molte donne affollano le pagine del libro e , con esse, un sesso quasi sempre stralunato.
Mentre Des segue un percorso che lo porterà al matrimonio e alla paternità, Lionel è invece uno psicopatico che si soddisfa pienamente solo con la pornografia.
Ad un certo punto della narrazione, Lionel – insoddisfatto e cosciente di diventare lo zimbello della nuova società in cui si trova a vivere da ricco, e con la ferma volontà della donna che riesce in qualche modo a distrarlo dai suoi istinti violenti , fa ogni sforzo per rendersi “presentabile”. Inizia così la sua rincorsa di apprendista stregone, che l’Autore si diverte a raccontare con esilaranti erocambolesche vicende.
Dove però i maldestri comportamenti del protagonista fanno da specchio ad una mondanità cinica e avida. Annoiata
Ma ciò che Amis non perde mai di vista (con una scrittura che ci ricorda grandi come Nabokov o Yoyce), è un’attenzione ansiosa verso la rivelazione iniziale:l’incesto tra Des e la nonna.
La nonna di Des è anche la madre di Lionel, che è il fratello della madre di Des.
Lionel non sa delle tresca di Des con sua madre. Ma, per alcune circostanze, con il tempo comincia a sospettarlo e questo comincia a inquinare il rapporto tra loro.
Sta qui la chiave attraverso la quale Amis costruisce la feroce satira con la quale vuole offrirci lo spaccato di una società sospesa, appunto, tra principi etici e tabù, e lacerante dilagare di comportamenti incoerenti, se non alla luce di una grottesca rincorsa al denaro e alla vanità
Avvincente la ricchezza della trama, narrata con passo saltellante che sollecita continuamente il lettore a domandarsi ansiosamente sul come l’Autore possa sciogliere i tanti eventi che ,ora si sovrappongono, ora viaggiano su piani paralleli
Amis riesce a raccontare come fosse un giardiniere che annaffia le sue piantine: una per una, ma tutte nello stesso spazio.
Il libro ci porta dunque sino al 2013, dandoci questo spaccato della società londinese: un mondo desolato dove il denaro non è più il mezzo ma il fine cui le relazioni sociali si inaridiscono. Dove il “desiderio” come forza primaria del piacere del vivere, affoga nell’appiattimento dell’indifferenza annoiata.
Il sesso e la violenza sembrano essere, per Lionel, l’unica forma di identificazione di sé. E, a giudicare dalle numerose pagine che l’Autore dedica all’ammirazione della gente “che conta”per lui,
sembra lo siano anche per il mondo che circonda il protagonista: sia durante la sua vita da violento di periferia, sia nel cerchio dorato degli sfarzosi (se non pacchiani) hotel della Londra piena di soldi.
Lionel Asbo è certamente un romanzo che del nostro vivere il presente, sa darci il malessere profondo che lo caratterizza. E tutto, facendoci ridere, seppur amaro.
Martin Asbo è un sessantenne, nato a Oxford , è anche uno stimato saggista, e divide la sua vita tra Londra e l’Uruguay, dove è nata sua moglie
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