L’informazione del piagnisteo

d'urso La cronaca nera in Italia prende due pieghe: o il rovistare nel torbido, che trova la sua espressione migliore nel plastico di Vespa o nelle sopracciglia di Salvo Sottile, oppure il piagnisteo, con lo sguardo contrito di Barbara d’Urso, ma non solo: ho notato che anche la Cuccarini non se la cava male.

Ogni tanto questa gente mi preoccupa un po’. A forza di fare quelle facce non vorrei che si dimenticassero che stanno facendo tutto per audience e soldi, si calassero troppo nella parte e strippassero di brutto. Talvolta il dubbio mi è venuto persino di Maria De Filippi. Mi sono chiesto: a forza di stare in mezzo alla puzza di piedi dei ballerini di Amici, con un po’ di senescenza precoce, non è che ci soffre davvero?

Un conto è se uno si occupa di cose interessanti, tiene irrorato il cervello, rimane composto, non si esaspera e allora può arrivare come Piero Angela a condurre la sua trasmissione puntualmente a 84 anni, a suonare il piano e parlare a filo di cose molto approfondite. Ma se c’hai la famiglia Scazzi o la Franzoni a mano ogni due per tre, a quell’età per me non ci arrivi tanto bene.

Detto questo, la cosa straordinaria è che tutti questi conduttori fanno del pietismo, cercano il risvolto umano, la mossa per gettare in piazza la sofferenza, la domanda: “come si sente?”, “lei cosa spera in cuore suo?” a gente a cui sono spariti i figli da due anni. Come diavolo vuoi che si sentano?

Ecco, in questi casi tragici bisognerebbe fare due cose. La prima è tacere del dolore e lasciarlo nella privacy delle mura domestiche. La seconda è analizzare solo quella parte del problema che concerne il livello macro, quello sociale, ossia cosa si può fare per prevenire certi episodi in futuro. Per esempio le ricerche dei bambini scomparsi. Si parla di pochi “piccoli angeli” e in Italia ce ne sono migliaia di invisibili. Le statistiche ci dicono che dopo le 48 ore (già dopo 24) le probabilità di ritrovamento di un disperso crollano drasticamente.

E allora magari perché non parlare di come ottimizzare le risorse di polizia? Di come concentrare le ricerche? Di come cercare di prevenire il fenomeno dei rapimenti? No, niente. Anni e anni di bambini rapiti, omicidi “passionali”, rompicoglioni di ogni sorta, criminologi, sguardi sofferenti e io non ho ancora capito niente del fenomeno, non ho sentito una statistica, non ho mai visto un giornalista chiedere al genitore: “al di là del legittimo dolore, c’è qualche aspetto che si sente di denunciare o migliorare rispetto alla polizia, la giustizia, o qualche istituzione?”.

Perché? Perché non glie ne frega niente a loro ed evidentemente all’utenza. Audience bruto, per un popolo di frignoni che vuole sangue, sesso, bestialità e lacrimuccia, ma non logica e ragionamento serio sui problemi.

Va bene cari conduttori. Fate come vi pare. Tanto vi vedo solo quell’oretta a settimana quando tengo compagnia a mia nonna novantenne. Voi e quella demagogia del cavolo di Giletti. Ma almeno fatemi un favore: piantatela con le facce!

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