Cosa è questa scemenza del selfie, che impazza ovunque? Farsi un autoscatto, spesso bruttino col telefonino è così fenomenale? Forse è un segno dei tempi: in epoche dure , ma in cui l’intelletto cercava di dare il meglio di sé attraverso l’espressione artistica, abbiamo avuto bellissimi e celebri autoritratti in pittura, poi quando è nata la fotografia, tutti, dall’individuo più umile al potente regnante, facevano a gara a mettersi in posa, davanti a quella strana scatola, sotto la quale si celavano i primi fotografi, alcuni di loro divenuti famosi successivamente, che produssero altrettanti celebri ritratti sulla carta che divenne negli anni patinata.
Da Raffaello, a Rembrandt, a Van Gogh, a Picasso, a De Chirico, possiamo ammirare dipinti nei quali il pennello e gli oli sono stati usati con grande maestria per trasmetterci l’immagine spesso non solo esteriore, ma anche interiore dell’artista. Così come grandi della macchina fotografica sono stati e sono lo statunitense Alfred Stieglitz, l’italiano Carlo Mollino, magico autore con la sua polaroid della bellezza dell’erotismo femminile, Boubat, poeta dello scatto, Cecil Beaton, Richard Avedon, Steve Mc Curry, solo per citarne alcuni, molto noti. E noi oggi, tutti a rincretinirci col telefonino, con atteggiamenti idioti, facce beote da postare su facebook o su twitter. L’arte non ci interessa più, la ricerca del bello è appannaggio di pochi. Noi siamo quelli che il giorno dedicato ai Beni Culturali, lasciamo chiuso il Colosseo, perché abbiamo pochi guardiani. In compenso il nostro ministro alla Cultura, Franceschini, incurante del problema, sfila sul tappeto rosso della Croisette al Festival di Cannes, con la giovane e bella nuova fiamma. Anche loro avranno fatto un selfie?
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