Giorno di Pasquetta, tradizionalmente dedicato alle gite fuori porta, nonchè alle visite ai musei, che da noi sono più fitti della ghiaia sul greto dei fiumi: e qui casca l’asino. La Galleria Estense di Modena, in ristrutturazione, non poteva mostrare i suoi capolavori ai visitatori, se non in piccola parte. La Magnani Rocca, ubicata nella campagna parmense, elegante residenza estiva del collezionista omonimo scomparso, oltre alla collezione permanente, presentava un’ interessante rassegna sul Novecento romano, e fin qui tutto bene. Nello storico parco, all’interno era allestito un ristorante, nel cui menù comparivano gli appetitosi tortelli di erbette , accompagnati dal superbo Parmigiano Reggiano e da altre prelibatezze locali, ottimo! Peccato che già ben prima delle tredici fossero stati respinti decine e decine di clienti, per mancanza di posti e di personale. La sottoscritta, in seguito alle libagioni abbondanti del giorno precedente, si sarebbe accontentata di qualche stuzzichino in piedi al bar, come altri avventori, ma ahimè, il servizio veniva fornito soltanto a partire dalle ore quindici. Questi sono solo i disguidi verificatisi in due strutture poco lontano da casa, ma immagino che la musica sia stata analoga in altri luoghi d’arte sparsi lungo lo Stivale. In televisione ho sentito il neo sindaco di Tivoli, famosa cittadina laziale, sede della romana Villa di Adriano, lamentarsi per lo stato di degrado di un’altra meraviglia locale di epoca passata, impossibile da ammirare per l’incuria circostante . Subito mi è venuto in mente: per ridurre lo stato di abbandono di certi luoghi, perché non utilizzare maestranze in cassa integrazione o carcerati, il cui fine è quello di riabilitarli e reinserirli nella società? I sindacati non lo permetterebbero, è stata l’osservazione di mio marito. Un po’ di fantasia al potere non guasterebbe, cari politici, per far ripartire alla grande questo nostro Paese, noto per le straordinarie testimonianze storiche e paesaggistiche. Una fantasia operosa, non solo erotica, come quella mostrata nel bookshop del sito archeologico di Pompei, che ha ottenuto successo con la riproduzione del fallo dei nostri antenati campani, il cui destino fu segnato dalla famosa e disgraziata catastrofe naturale.
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