L’ALTALENA DEL RESPIRO

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“con la concertazione della poesia e la franchezza della prosa, dipinge il paesaggio degli spodestati”

Con questa motivazione Herta Muller vince il premio Nobel nel 2009: esattamente 10 anni dopo che il premio era stato assegnato all’altro scrittore tedesco Gunter Grass. In realtà la scrittrice è nata in Romania, nella regione del Banato, dove vivono abitanti di lingua tedesca di origine sassone. ‘L’altalena del respiro” è ritenuto da molti il suo capolavoro . Già il suo primo romanzo “Bassure” uscito censurato in Romania, dove lei è vissuta sotto il regime comunista di Ceausescu, e di cui non volle accettare di diventare spia per la SECURITATE, rivelò immediatamente di quale raffinata scrittura era capace. Questo romanzo racconta di un giovane adolescente costretto tra i tanti abitanti di lingua tedesca in Romania, a essere deportato in un Lager russo dove, secondo le direttive di Stalin, si doveva riparare alle malefatte dei nazisti in terra russa, con lavori forzati per la ricostruzione dei danni subìti. Tentare di sintetizzare in qualche modo le vicende che l’autrice descrive, attraverso l’io narrante del racconto, non è né possibile, né utile. Dominante, infatti, è la modalità letteraria con cui esse ci vengono rovesciate addosso, senza deragliare mai dalla puntuale descrizione di eventi, apparentemente insignificanti, e invece densamente drammatici. E tuttavia sono pagine intrise di poesia. E Muller è anche una poetessa. La vera protagonista del romanzo è la fame. Anzi quello che lei chiama “l’angelo della fame”. I deportati devono – in condizioni assolutamente disumane per l’ambiente in cui essi devono lavorare e per la fatica quotidiana cui sono costretti- sopportare per cinque anni i morsi della fame che dominano la loro testa, i loro pensieri, i loro comportamenti. Dove tutto il resto resta sospeso fuori dal lager: sentimenti, memoria, affetti, solidarietà, dignità, speranze.

Leopoldo, l’adolescente io narrante, parte per il lager con le parole della nonna “tu ritornerai”, che gli si imprimono nella testa per accompagnarlo come una profezia che poi si avvererà. Ma quando il ritorno a casa si realizzerà, sarà troppo tardi: il corpo e l’anima avranno subìto una devastazione irreparabile In realtà Leopoldo è la controfigura dell’ amico dell’autrice, Oskar Pastior, un poeta, omosessuale, con il quale lei ha una assidua frequentazione, e con il quale progetta ed attua una collaborazione per il progetto di un romanzo che parta dalle memorie terribili che Pastior ha vissuto realmente nel lager in cui fu internato Ma il poeta muore mentre il progetto è in fase di attuazione. A Herta restano però pagine e pagine di quelle memorie. E su queste lei costruisce questo romanzo memorabile. Un romanzo che non assomiglia ad altri scritti sulle vicende che hanno accompagnato le pagine dolorose della Seconda Guerra Mondiale, e di cui per esempio,il nostro Primo Levi è stato un grande testimone. Qui, lo ripeto la protagonista è la fame. E’ l’angelo della fame che, come una Parca corrusca, tira i fili di tutta la storia. Essa diventa “la Storia” E quando il corpo la subisce per un tempo che sembra non finire mai, l’ossessione che la accompagna può essere solo descritta con il duro e scarno linguaggio che solo una grande scrittrice sa modulare come il movimento di un violino imbizzarrito:dove c’è posto per il sublime azzurro di un pezzo di cielo dopo la nevicata, -intravisto dalla tana maleodorante dove i deportati sono costretti a vivere- e l’ossessivo morso della fame che ingoia ogni altro pensiero. Herta Muller è nata nel 1953. Oggi vive e lavora in Germania

L’ALTALENA DEL RESPIRO di Herta Muller

(Ediz. Universale Economica Feltrinelli; pag,250)