La Rivoluzione sta in un gesto

Stephen Curry è universalmente riconosciuto come il miglior tiratore da tre punti della storia del basket e proprio quest’anno ha superato la leggenda Ray Allen per il maggior numero di triple messe a segno in carriera, oltre 3.000.

Il problema è che mentre a Ray Allen servirono 1.300 partite per chiudere a quota 2.973, a Curry ne sono bastate 789, ed è ragionevole stimare che se giocherà fino a quarant’ anni, potrebbe chiudere la carriera a 5.000, frantumando letteralmente qualsiasi record precedente.

A una prima lettura, questi numeri potrebbero sembrare un puro elogio del talento smisurato di Curry. In parte è così, ma dietro questa storia c’è molto di più.

Se prendiamo la classifica dei primi 20 tiratori da 3 dell’intera storia NBA e andiamo a proiettare le cifre a fine carriera di quelli che ad oggi sono circa a metà (non dunque specialisti ancora giovani come Lavine o Trae Young), in 15 fra i giocatori attivi occuperanno probabilmente le prime 20 posizioni di sempre.

Inoltre, se quanto ha fatto Curry sembra incredibile e storico, esiste già una generazione di talenti pronta a superare quei record. Buddy Hield ha superato il record di triple di Curry nelle prime 400 partite NBA, record peraltro destinato a durare poco, visto che Donovan Mitchell e Duncan Robinson stanno mantenendo medie superiori.

Il fenomeno, per chi conosce il basket NBA è noto. Lo sport che un tempo si giocava sotto canestro, si è spostato dietro la linea dei tre punti, con un autentico tiro al piccione, dove anche i centri hanno aggiunto questo fondamentale al proprio arsenale. Nel 2011 solo un centro in tutta la Lega (Drew Gooden) provò più di una tripla di media per partita, mentre a soli dieci anni di distanza, in questa stagione sono ben 24 i centri che mantengono tale media.

Se molti ormai comprendono questa evoluzione – o rivoluzione- meno chiaro è che lo spartiacque ha un nome e cognome: Stephen Curry.

Nella prima stagione da MVP di Curry, solo 14 giocatori mantennero una media da tre di oltre 40% e 11 erano guardie e solo tre “lunghi”. Quest’anno solo fra i “lunghi” sono già in 14 che mantengono questa media!

Per dare un’altra idea dell’impatto “culturale” di Steph Curry sul gioco, considerate questo. Nel 2016 Curry ha vinto il premio di miglior giocatore e segnato alcune delle migliori prestazioni da tre punti della storia, tutte in una singola stagione. Ha prima raggiunto e poi superato il record precedentemente detenuto da Kobe Byrant per triple realizzate in una singola partita. Un record che reggeva da 13 anni senza che nessuno vi si fosse mai nemmeno avvicinato. Bene, dopo che Curry ha stupito il mondo nel 2016, se facciamo il conto delle prestazioni individuali con più triple realizzate da parte di qualsiasi giocatore, ve ne sono state di più da quella stagione in poi, che non in tutta la storia NBA precedente!

E qui secondo me sta la riflessione più importante, Steph Curry è un giocatore fisicamente normale per gli standard NBA, a fianco degli altri potrebbe addirittura apparire gracile. Sebbene tecniche di nutrizione e allenamento si siano evolute, Curry non ha innescato questa rivoluzione grazie ad attributi fisici fuori dal comune, il campo da basket è rimasto lo stesso e la tecnologia non gioca un ruolo particolare. L’ incredibile è dunque che una rivoluzione totale del gioco, dapprima praticata da un solo individuo, e che ha coinvolto un intero movimento cestistico, è nata principalmente da una scelta.

Certo, solo l’allenamento ha portato Curry a sviluppare un tiro così accurato, tanti altri ora lo stanno replicando, ma la novità è stata l’intuizione che si poteva giocare in modo diverso, nonostante il basket venga analizzato, sviscerato, ora anche coi computer, da quasi 80 anni.

Questo significa che a volte un’idea rivoluzionaria si nasconde sotto il nostro naso, e ancor prima dell’evoluzione tecnologica che spesso fa da catalizzatore del cambiamento, si parte da un’evoluzione del modo di pensare, da un’intenzione di fare qualcosa di diverso. Così quando ci sembra che tutte le possibilità siano già state esplorate per decenni, ecco che un Curry cambia un intero modo di praticare uno sport, una compagnia che noleggia DVD (Netlifx) si divora l’intera Hollywood lasciando le briciole alle sale cinematografiche, e due anni di pandemia rendono palese che lavoro svolto e luogo di lavoro sono due variabili in diversi casi scindibili e indipendenti.

Evoluzioni continue o rivoluzioni, dove l’invisibile a volte sta sotto al nostro naso.

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