La menata delle carni rosse

carne%20rossa L’altra sera, per caso, ho visto la scienziata italiana che insieme ad altri diciannove ci ammoniscono a non mangiare la carne rossa, pena una possibilità non trascurabile di beccarci un cancro. Ho detto scienziata, perché così lei si definiva. Allora ho capito quanto valeva quel rapporto: poco o niente. Perché se uno per dar valore a quello che dice, si definisce di valore superiore, ammette implicitamente che quanto afferma è debole e fortemente incompleto. Come ‘sta menata delle carni rosse. Che noi abbiamo una dentatura tipica degli onnivori, a lei non interessa. Che se la natura ci avesse fatto per essere vegetariani, ci avrebbe dato uno stomaco e un intestino differenti, nemmeno. Che il cancro sia forse figlio dei conservanti e di tutta la chimica che c’è negli alimenti, neppure. Che le proteine nobili siano importanti per la crescita e per sopportare la fatica e lavori usuranti, idem, e si potrebbe dire molto ancora. Questi idiot savant che sulla pagliuzza dell’occhio altrui, costruiscono teoremi e analisi squisite, sono di un’inutilità e di un danno mostruosi. Che un differente stile di vita imponga un’alimentazione differente è vero, e che un’alimentazione sbagliata possa creare grossi problemi di salute, è vero. Che negli USA, ad esempio, ci sia una crescita esponenziale di obesi (che poi muoiono per patologie cardiache), è vero, ma questa obesità è figlia del cibo spazzatura che consumano e in cui le carni rosse hanno poco a che fare. Sulla dieta mediterranea ha poi speso parole d’encomio. Domanda: ha un’idea di come è fatta ? Credo di no, lei pensa a pasta pomodoro e basilico, ma il pomodoro c’era solo qualche mese all’anno e il basilico idem. Nella pianura padana la pasta era al ragù e poi andatevi a leggere l’Artusi o a vedere i piatti tipici regionali, mi dite poi se di carne non ce n’é. Avrebbe dovuto parlare prima di come vengono allevati gli animali, di quanta spazzatura gli fanno mangiare per logiche di mercato che vogliono che la spesa alimentare cali e cresca quella delle puttanate tipiche del consumismo. Marx le avrebbe definite la sovrastruttura della spesa domestica. Perché il nodo è tutto qui: si consuma per placare un senso di vuoto indotto, come si mangiano porcherie dannosissime, perché bombardati da messaggi pubblicitari cretini. Se date ad un bambino per merenda un panino col salame fatto bene, siete dei criminali, se invece gli rifilate delle merendine piene di conservanti e coloranti, allora avete fatto la scelta giusta. Il NonVispoVespa andava implorando la fettina bisettimanale con l’assoluzione da cancro, ma da lui in studio erano tutti soloni e nessun allevatore di suini o bovini (temeva forse che arrivassero con gli stivali che usano nella stalla?), allora sparar cazzate era la costante. Ora qualche consiglio ai naviganti vegetariani: voi che volete bene agli animali, che per questo ne avete qualcuno per casa e che per farlo vivere meglio gli comprate le scatolette, ma quelle buone, quelle con la dieta bilanciata (ovvero con pesce e carne), quando fate la spesa vi attenete strettamente al chilometro zero o tralignate e comprate cose che vengono da centinaia o migliaia di chilometri, con conseguente smerdamento dell’aria che anche io respiro? Vi spostate sempre con mezzi ecologici e con auto al completo, o andate al mercatino del contadino, o dal contadino stesso con il SUV di famiglia ? E avanti per questa strada. Questa è veramente una valle di lacrime, per giunta per noi che dovremmo stare bene e facciamo di tutto per stare male oggi e peggio domani. Pagando per questo quei profeti di sventura che dicono essere scienziati.

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