I vescovi teutonici pronti a un sinodo per la sola Germania nel quale potrebbero accelerare sulle riforme epocali a cui pensa Francesco: ridefinizione dell’autorità e del potere della Chiesa, ruolo dei laici, morale sessuale, celibato sacerdotale e ministeri femminili.
- Francesco Peloso
Se le truppe sparse del cattolicesimo tradizionalista, conservatore e – in qualche caso – preconciliare, criticano duramente il papa, ne chiedono le dimissioni, lo accusano di eresia, lanciano allarmi per un pontificato che mette in discussione dogmi e abitudini consolidate, sul fronte opposto la Chiesa tedesca sta invece forzando la mano per procedere più speditamente sulla strada della riforma e del cambiamento.
Nel concreto, i vescovi tedeschi stanno lavorando alla preparazione di un sinodo per la sola Germania nel quale potrebbero essere prese decisioni in ambiti delicati: ridefinizione dell’autorità e del potere ecclesiastico, ruolo dei laici, morale sessuale, celibato sacerdotale e ministeri femminili. In sostanza vorrebbero accelerare su temi che, secondo il Vaticano, riguardano al contrario la Chiesa universale e non possono essere appannaggio di una chiesa locale.
LA CHIESA TEDESCA PRONTA A RIFORME LIBERAL
D’altro canto, i vescovi tedeschi hanno colto l’occasione del prossimo sinodo panamazzonico in programma il prossimo ottobre in Vaticano – nel quale sono coinvolti gli episcopati di nove Paesi – che potrebbe assumere decisioni dirompenti come quella di permettere a dei laici, la cui autorità è riconosciuta dalla comunità locale, di celebrare la messa in assenza del sacerdote. Si tratterebbe di opzioni valide in primo luogo per una specifica area del mondo e scaturite da problemi legati a quella regione (ad esempio l’assenza di sacerdoti pe centinaia di chilometri). È pur vero che il sinodo sull’Amazzonia è stato convocato da Francesco e spetterà comunque a lui l’ultima parola sulle deliberazioni conclusive.
Diversa è la convocazione di un sinodo di una chiesa locale. Su questo argomento sta insistendo il Vaticano per fermare la perestrojka dei vescovi tedeschi ed evitare ulteriori strappi nel tessuto già sfilacciato della Chiesa universale. Nello scorso giugno Bergoglio ha scritto una lettera ai cattolici teutonici invitando i suoi membri alla prudenza; all’inizio di settembre, poi, il cardinale Marc Ouellet, capo della congregazione vaticana dei vescovi, ha avvertito che i risultati del sinodo della Germania, se toccano determinate questioni di carattere generale appunto, potrebbero essere considerati ecclesiologicamente non validi. Da Roma insomma, è arrivato quasi uno stop in piena regola.
I VESCOVI DELLA GERMANIA SI RIUNISCONO A FULDA
Nei prossimi giorni in ogni caso è pronta a riunirsi l’assemblea dei vescovi tedeschi a Fulda (dal 23 al 26 settembre) e si vedrà allora fino a che punto arriverà il braccio di ferro con Roma. Leader della chiesa tedesca è del resto un uomo vicino per molti versi a Francesco. Si tratta del cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e soprattutto capo del Consiglio per l’economia del Vaticano, l’organismo che – insieme al dicastero vaticano omonimo – dovrebbe mettere a punto le strategie di gestione finanziaria dello Stato del papa.
Anzi, il nome di Marx è stato fatto in questi giorni come possibile successore del cardinale australiano George Pell, ex ‘ministro’ per l’economia della Santa Sede, caduto in disgrazia dopo essere stato condannato per abusi su minori in primo e secondo grado nel suo Paese d’origine. Marx, replicando agli appunti che gli sono stati mossi dal Vaticano, ha gettato acqua sul fuoco sostenendo che già nel mese di agosto il percorso sinodale tedesco era stato modificato tenendo conto delle obiezioni del papa. Tuttavia quella dell’arcivescovo di Monaco sembra soprattutto una risposta messa in campo per prendere tempo: si vedrà infatti solo dopo l’assemblea di Fulda fino se la Chiesa tedesca vuole rompere gli indugi – e rompere con Roma – o meno.
AMERICA E GERMANIA AGLI ANTIPODI SUL PROCESSO RIFORMATORE
Di fatto si sta delineando una doppia tensione nel pontificato: da una parte si fanno sentire settori importanti della Chiesa americana (ma non rappresentativi di tutto il cattolicesimo a stelle e strisce) in aperto contrasto con il magistero del papa fondato sulla misericordia sull’accoglienza del diverso, sull’impegno sociale in favore delle periferie, dei poveri e dei Paesi del sud del mondo; dall’altra emerge l’episcopato tedesco, tradizionalmente progressista e liberal nel suo insieme (con le dovute eccezioni), che spinge affinché le cose cambino più rapidamente, per esempio sull’atteggiamento da tenere verso la morale sessuale come sulla rottura con il clericalismo.
Lo scandalo degli abusi sui minori che ha già devastato la Chiesa d’Oltreoceano, ha colpito anche quella della Germania levandole credibilità e contribuendo ad allontanare molti fedeli. Inoltre, i vescovi tedeschi valutano che i tempi siano maturi nel loro Paese per una svolta su questioni ormai discusse da decenni come quello di un maggior ruolo delle donne.
Da rilevare, infine, che la Chiesa statunitense e quella tedesca condividono anche un altro primato: rappresentano infatti le due più forti fonti di sostegno economico per il Vaticano fra tutte le chiese locali. Si tratta di un aiuto decisivo per le languenti finanze d’Oltretevere colpite anch’esse dalla crisi economica e ridimensionate dal processo riorganizzativo in corso. I problemi sorti a livello ecclesiale sia in America che in Germania – risarcimenti per le cause di abusi, riduzione delle offerte e delle entrate fiscali, allargamento del processo di secolarizzazione – per quanto non ancora drammatici, si riflettono inevitabilmente anche sui sacri palazzi romani, il che non fa che complicare il rebus cui si trova di fronte papa Francesco.
Da Lettera 43
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