Il libro. La parte migliore degli uomini

“La parte migliore degli uomini”

Recensione del romanzo di Tristan Garcia ( edit. Guanda euro 18,00)

“…Ed è così che capiamo di essere stati vicini a qualcuno solo in virtù di qualcosa che, scomparendo all’improvviso, lascia una reciproca indifferenza.”

Tristan Garcia, un giovane autore francese,appena trentenne, ci conduce – con frasi come queste- lungo il faticoso percorso di quattro personaggi attraverso la Parigi devastata da un evento che segnerà profondamente la fine del secolo scorso: l’apparire ed il diffondersi di un virus poi chiamato HIV.

Garcia ricostruisce l’atmosfera da incubo che la scoperta di un male così legato alle pratiche sessuali, – e quindi alle pratiche relazionali nella sfera più intima di ognuno – produce nella società.

Oggi tutti sappiamo che il contagio di quel male oscuro non ha provocato la mortalità che si dava come inarrestabile. I decessi per tumore, o persino gli incidenti stradali fanno un numero di vittime ben più alto. Ma negli anni 80, e sino ai 90, il mondo si interrogava e reagiva come se si trattasse di una peste della quale non si riusciva a venire a capo in nessun modo, se non con la rinuncia al sesso libero e promiscuo.

L’Autore riesce a ricostruire quella realtà, raccontandoci- attraverso i suoi quattro personaggi principali- i loro rapporti sentimentali e amicali , e il loro mutamento dalle prime avvisaglie del male, alla sua esplosione drammatica.

Elizabeth è una giornalista di “Liberation” ed è l’amante di Jean Michel Leibowitz, filosofo e docente universitario. Willie Miller è un giovane assai bello, piovuto a Parigi da Anvers, in cerca di una sua strada. Dominique Rossi è il fondatore di una associazione per la difesa degli omosessuali. Dominique prende sotto la sua protezione Willie e nasce una forte relazione tra loro.

Elizabeth è , per gran parte del romanzo la voce narrante. E’ lei che, legata ai tre uomini che frequenta assiduamente, dipana la matassa delle loro relazioni, del lento ma ineluttabile loro deteriorarsi per cause molteplici: il venir meno del desiderio sessuale (anche grazie al progredire degli effetti terribili del contagio), le ambizioni che li tormentano, la solitudine metropolitana, gli eventi eccezionali di quei decenni ( in testa la caduta del muro di Berlino), e, non ultima, la paura della morte che li tocca da vicino.

Garcia non si nega ad una descrizione anche crudele di rapporti sessuali tormentati, con lo scopo, mi pare, di scavare dentro le profonde pulsioni di ognuno di loro; una parte, certo, conseguenza della peste che gira per il mondo. Ma, per altro verso egli ci fa vivere il malessere ben più duraturo del vivere in un’epoca storica in cui le disillusioni infinite non hanno trovato ancora gli antidoti.

Di questo scrittore alla prima opera, sono certo che si sentirà parlare ancora. La parte migliore degli uomini? Garcia ce la rivela nelle ultime righe del romanzo… ma suggerirei di non leggerle prima di esserci arrivati con la completa lettura del libro. Pena: non coglierne il senso preciso.

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