L’arretratezza di un popolo o la sua decadenza, la storia le misura con il tasso di intolleranza, che poi diventa xenofobia e porta qualche ismo, foriero di guerre e di disastri. A questo punto dopo un furore catartico distruttivo, la gente ritorna operosa, positiva e sembra un’altra. Non i popoli, ma le stesse persone anagrafiche. Lo abbiamo visto molte volte e, per restare in famiglia, durante il fascismo. Ora è di moda dire che tutti avevano la tessera per necessità e obbligo. Bugie, non si spiegherebbero le delazioni (fiumi di carta, subito bruciata alla fine della guerra), le collaborazioni con l’Ovra, l’adesione non necessaria di persone di indubbio valore (Pirandello ad esempio). E ora ci risiamo. Il fondamentalismo islamico richiama parole di guerra, di odio, di intolleranza.
Ci sentiamo dalla parte dei giusti e la violenza esibita ci chiama alla condanna, all’odio e forse alle armi. Così come giovani non ancora ventenni, cresciuti in Europa e negli USA leggendo di Guantanamo, dei bombardamenti a tappeto di popolazioni civili, di bombe intelligenti che sterminano asili, hanno deciso di partire per il Califfato e di andare a tagliare gole di uccisori di bambini insieme ai loro fratelli di fede. Oddio più che di fede si dovrebbe parlare di odio, di sordità alla voce dei profeti di tutte le religioni, perché non si può credere che chi porta la parola di Dio o di Hallah o di Javeh parli di morte, come se Caino e Abele non fossero nelle tre religioni monoteiste e quindi il profeta additasse Caino ad esempio e dileggiasse il cadavere di Abele. La storia ha smentito troppe volte chi ha predicato la morte, soprattutto la morte data per affermare una fede.
Erode massacrò bambini, i cristiani convertivano con la spada e Gerusalemme non fu presa con i fiori. I musulmani impalarono i cristiani; e poi vennero i roghi dei eretici e altre follie della ragione. Ci siamo liberati dal mostro del socialismo reale in URSS, Cina e Cambogia da non più di quarant’anni e ci risiamo. Nel frattempo abbiamo visto massacri tra sciiti e sunniti da quasi due MILIONI di morti. Ora ricominciamo da capo, la croce contro la mezzaluna e contro la stella di David. Follia, le religioni che reputano sacro un libro che per due terzi è lo stesso.
Dobbiamo imparare a misurare le parole e anche ad accettare di pagare noi un prezzo, perché non sapremo mai (grazie alle nostre splendide fonti di informazione e alla ragion di stato) quanto hanno pagato gli altri. Questo è il costo della tolleranza e del vivere civile.
Mentre stavo scrivendo queste poche e traballanti righe ho appreso la tragedia dei morti francesi. Ho sentito dolore e rabbia, poi ho pensato come si sentivano i parenti dei morti fatti da chi si fa esplodere e anche ai parenti dei bambini morti per un bombardamento israeliano a Gaza o a Beirut.
Il prezzo non pareggia mai il conto e allora è meglio non fare conti, ma cercare la pace. Quella vera. Quella di tutti. Ci vorrà tempo e sarà difficile, perché c’è troppa gente interessata a barare, ma se non siamo disposti a crederci e a volerlo, siamo solo pronti a dare (o ricevere) odio e morte.