Il collasso della Manodori

manodoriContinua nel silenzio generale il collasso del patrimonio della Fondazione Manodori.

Un silenzio inspiegabile, fatta eccezione per il sindaco di Reggio Emilia,il neo ministro Delrio, che ha condiviso tutte le scelte di investimento e diversificazione, che si riducono poi ad una sola, aver sottoscritto seppur parzialmente i due aumenti di capitale Unicredit ed aver acquistato 2,5 milioni di azioni Banco Popolare.

Per questa diversificazione il sindaco aveva applaudito pubblicamente e il risultato è che dopo un solo anno l’investimento è stato svalutato per 500.000 euro nel 2011 e per altri 800.000 nel 2012 ed oggi vale il 50% in meno Il 19 aprile gli organi della Fondazione hanno approvato un bilancio che presenta al Conto economico una perdita di 3mln800.000 euro, superiore ai 3mln del 2011.

Il bilancio presenta inoltre una perdita patrimoniale di 20 mln di euro, imputata per 17 mln alla riserva da rivalutazioni e per 3 mln alla riserva per l’integrità del patrimonio. Il patrimonio netto passa da 175 mln 560mila euro a 154 mln 637mila, con una perdita di 21 mln.

E’ utile ricordare che nel 2001, ultimo anno della presidenza Caselli, il solo patrimonio investito in obbligazioni era pari a 100mln di euro, che si sommavano ai circa 250mln di euro investiti nella banca. Oggi tutto il patrimonio, partecipazione Unicredit compresa, vale 154 mln di euro.

La perdita patrimoniale è dovuta in gran parte alle vendite di diritti e titoli Unicredit, mentre sulle azioni residue la perdita sul valore di carico è di ulteriori 25 mln di euro, sempre al 31/12.

In passato si fecero molte polemiche sul fatto che la Fondazione perdeva potenziali guadagni, mentre oggi si tace mentre subisce perdite reali.

Certo Borghi ha ereditato forti minusvalenze dalla gestione Spaggiari, su Unicredit, Iren e Enel, ma anziché diversificare il rischio, stabilizzando nel contempo le cedole, ha proseguito nel mettere tutto nel cesto della banca, col risultato che non solo il titolo ha perso, ma pure i dividendi si sono prosciugati, infatti nel 2012 i dividendi sono scesi ad 1 mln contro i 7 mln del 2011. Oggi le azioni Unicredit hanno un valore di carico di 4,688 euro, pari a 129.394 milioni ed un valore di mercato di 104 mln.

Per non parlare dei 10 mln di euro investiti in Iren e svalutati per 5,7 mln, negli anni precedenti e per altri 2.255.000 quest’anno. Il valore contabile è arrivato a 2mln di euro da 10, perdita dell’80%. Qui il silenzio del sindaco è più comprensibile, visto le ingenti perdite di valore che coinvolgono il Comune di Reggio Emilia e di cui nessuno parla. Iren ha presentato nel 2011 una perdita di 57 mln di euro ed ha distribuito circa 17 mln di dividendi, attingendo alla riserva di conferimento ed a quella straordinaria, non un segno di grande salute. Del resto il 2012 non è stato un anno fortunato per le aziende in cui è investita la Manodori Unicredit non ha distribuito dividendi, evidenziando sul 2011 una perdita di oltre 6 miliardi di euro, 12000 miliardi di lire e la Popolare di Verona una perdita di oltre 2 miliardi di euro.

Che lo stato di salute della Manodori non sia dei migliori è comprovato da alcuni confronti con le fondazioni di uguali dimensioni: l’investimento nella banca conferitaria è del 66%, contro una media del 36%, le partecipazioni azionarie al 75%, contro il 45%, oneri di funzionamento 38%, contro il 31%, spese per gli organi: Presidente, vice, CDA, ecc…13%, contro 8%. Proventi totali -1%, contro un + 2,70%.

Con questi dati è evidente che la Fondazione, come Iren in questi ultimi due anni, ha distribuito patrimonio in beneficenza, quando l’obbligo statutario sarebbe quello di conservarlo.

Dubitiamo che gli amministratori dell’Ente abbiano investito i loro patrimoni personali al 75% in titoli bancari, cosa accaduta in Manodori. Di fronte ad un simile andamento, ci si poteva attendere che i membri degli organi amministrativi e di controllo aderissero alla proposta dei presidenti di Intesa, Bazoli e Beltratti di ridursi i compensi, la stessa cosa dovrebbe valere per Iren. Invece non è accaduto nulla, solo silenzio, anche se in questo caso il silenzio non è d’oro.

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