L’avvocato Guenassia pare abbia abbandonato la sua professione per dedicarsi interamente a questo romanzo, ricevendone in cambio un immediato successo di pubblico in Francia e la candidatura al premio Goncourt. Tra le numerose traduzioni ci è quindi giunta anche la versione in italiano, pubblicata dall’editore Salani.
Siamo nella Parigi del secondo Dopoguerra e le vicende si svolgono fino a toccare gli anni ’60.
La città è sospesa tra le macerie materiali e morali della guerra, il gollismo, il dramma algerino, Sartre e l’esistenzialismo, la ricostruzione economica.
Gli scenari paralleli sono quelli di una famiglia di borghesia media e rampante e un bistrot che raccoglie il club di alcuni profughi dell’Unione Sovietica, scappati dal loro Paese non perché anticomunisti, bensì per essere incappati nelle spire della feroce e paranoica repressione stalinista.
I due mondi si legano attraverso l’adolescente Michel che disgustato dalla scuola e dalla famiglia (che pure ama) si rifugia spesso nel bistrot, attratto dal fascino dei personaggi che lo frequentano e dalla passione per gli scacchi, di cui molti di loro sono dei veri campioni.
Il romanzo si snoda lungo settecento pagine, facendoci appassionare ai tanti personaggi con i quali l’intreccio si dipana, facendoceli amare mentre percorriamo con loro le vicende che li legano, in modo spesso casuale.
Poco a poco l’autore riesce a farci immergere in una Parigi insolita, straordinaria, lontana anni luce dalle cartoline illustrate dell’incantato turista.
I colpi di scena si susseguono nel quartiere dove vivono i personaggi, e sono come fulmini a ciel sereno che esplodono per cause che abilmente l’autore ricostruisce a posteriori rispetto ai fatti,stimolando continuamente l’interesse del lettore.
Il romanzo si apre con i funerali di Sartre nel 1980, con la partecipazione di un folla incomprensibilmente enorme. Sartre è un frequentatore del Bistrot e amico dei profughi russi del club. E il romanzo si chiude con i funerali di Sacha, il personaggio più ambiguo e misterioso del romanzo. In mezzo un vortice di avvenimenti che, solo alla fine di drammatiche vicende, ci rivela il senso del titolo del libro: gli incorreggibili ottimisti sono tutti coloro che per vere tragedie personali, vissute a causa del regime da cui sono stati espulsi, restano tuttavia attaccati alla poderosa idea del comunismo, mentre tutto intorno a loro avanza impetuoso il vento della disillusione.
Bello il sottotitolo che Guenassia ha voluto inserire: “quello che per loro contava nella Terra promessa non era la terra. Era la promessa”.
I due scenari -quello famigliare e quello dei profughi- tracciano il percorso adolescenziale di Michel, che ci racconta in prima persona i fatti, e che consentono all’Autore di descrivere con grande maestria il difficile passaggio del ragazzo dalle prime illusioni all’aspra lotta per la vita e alle sue complicate e insondabili tele.