I quiz come il Paese

pacchi C’era una volta “Lascia o raddoppia”, dove i concorrenti si mettevano alla prova sulla base di una conoscenza specifica su determinate materie. A condurlo era Mike Bongiorno che probabilmente in decenni non ha mai saputo mezza risposta alle domande che faceva, ma in quell’epoca il suo background americano era facile da vendere perché meno comune, così se ne stava in tv a mettere alla prova i “cervelloni”. Tutto sommato in programmi come quello, i concorrenti dovevano mettersi in gioco sulla base della propria cultura. Innanzitutto all’interno del gioco dovevano correre dei rischi e quei rischi erano basati sulla confidenza che avevano nella propria preparazione.

Il quiz televisivo si fondava sul saper rischiare e farlo sulla base di una capacità propria o di un lavoro di preparazione precedente.

Il quiz boom degli ultimi anni è invece stato il programma dei “pacchi”. Nelle primissime edizioni fece il pienone di ascolti, tanto che tutti si affrettarono ad additare Bonolis come il grande artefice del successo, non capendo che il tutto stava nel format.

Che la forza fosse piuttosto il format lo si è ben capito negli anni a seguire, quando piano piano ci si è resi conto che poteva condurlo all’incirca il primo che passava di lì: Pupo, Max Giusti, per finire con tale Insinna, appunto il primo che passava di lì.

Ma il gioco dei pacchi in cosa consiste? Consiste nello scegliere un pacco e non dover decidere nulla, se non prendersi un rischio fittizio basato sul caso (cambiarlo o no). A parte che la statistica insegna che comunque il pacco all’ultima mano andrebbe sempre scambiato per un fatto di probabilità iniziali, il punto è che il quiz dei pacchi, che così tanto ha avuto successo, si distingue per non richiedere nessuna cultura, preparazione o abilità decisionale.

E’ stato un vero boom per avere introdotto “l’innovazione” di affidarsi al puro caso. Perché l’Italia di oggi è questo che ama vedere: un povero sfigato come te, che senza meriti propri arriva ad un passo dal sogno e poi all’ultimo atto possibilmente se la prende violentemente in quel posto (catarsi del telespettatore).

Oppure, per le anime più candide, la favola di quello che trova il ticket vincente e si vede piovere addosso i soldi per farsi la casa nuova. Senza conoscenza, senza sudore. Il gioco dei pacchi riflette la speranza della vita quotidiana, dove il pacco fortunato è il parente che entra in politica, il gratta e vinci in tabaccheria, il condono edilizio.

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