Cindy ha 29 anni. Vive a Toronto, è bionda, alta e molto avvenente. Insomma in Italia sarebbe un’ottima candidata per un bunga bunga presidenziale, o male che vada potrebbe fare la ragazza immagine in un locale alla moda. Invece in Canada opera nel campo delle vendite e se la cava piuttosto bene, visto che quest’anno è fra i cinque ad aver ricevuto la nomination come “Best salesman of the year” della città. Guadagna oltre 6.000 dollari al mese, mi racconta che alcune sere fa era al party per la produzione di un film e che ha bevuto un paio di drink con Colin Farrell e Jessica Biel.Quando parliamo, dice che ci invidia le ferie (quattro settimane contro due), ma non la tassazione che le fa strabuzzare gli occhi: “siete matti? Qui paghiamo il 35% e già lo troviamo scandaloso!”. Le fa girare le scatole anche il fatto che di pensione percepirà tanto come gli altri cittadini che però hanno versato meno contributi di lei. Questione di meritocrazia: nel nordamerica sono molto sensibili. Occorre notare che però da loro la pensione statale è robetta da cinque-seicento dollari e per quel che riguarda noi che ancora discutiamo sull’innalzamento dell’età a 65 anni, si è fatta una risata. Per il resto nel tempo libero esce, non è astemia e negli uomini, o meglio, nelle persone, apprezza prima di tutto la spigliatezza, il carisma e la personalità.
Daniela ha 31 anni. Vive a San Paolo, è laureata in giornalismo ma è la direttrice commerciale di una compagnia assicurativa. Lavora parecchio, dirige persone e adora il suo lavoro. La parte più divertente è quando la mandano ai meeting a Rio de Janeiro. Mi invia alcune foto della spiaggia. Soprattutto di notte, sotto la luna. Di giorno infatti mi invia più che altro foto del traffico. Guadagna tanto e può permettersi un mese di ferie, in Europa, Messico o Usa. Non ha problemi ad andare in vacanza da sola, si prenota tutto, gira coi treni e fa quello che le pare. Fatica a comprendere i concetti sfumati di escort, olgettine, ragazze immagine o consulenze in Finmeccanica. Evidentemente in Brasile c’è più pragmatismo: le prostitute non mancano e sono ben dichiarate, mentre nelle aziende serve gente con “le palle”. Lei le ha, e ancora, nelle persone apprezza la personalità. Un lusso che forse può permettersi perché tanto i soldi non le mancano e il futuro nemmeno.
Dora ha 27 anni ed è messicana. Ha fatto un anno ad Orlando, in Florida, nell’ambito del Disney Program per studenti universitari. Un’esperienza stupenda perché “sembra di vivere in un mondo incantato”. Poi si è trasferita a Madrid per un master, ma dice che si sente un po’ a disagio perché le sembra di rubare lavoro ai madrileni. Del resto, come molti sudamericani in Spagna, ha un master, parla un ottimo inglese, è di mentalità più aperta e con maggiore iniziativa rispetto agli spagnoli. Forse tornerà in Messico. Ma intanto va bene Madrid: è single, quando non lavora esce con le amiche, si gode la movida della capitale iberica e fa esperienza del vecchio continente.
Helen ha 35 anni e vive ad Atene. Azienda di famiglia. Ecco, forse abbiamo trovato qualcosa di più simile a noi. Si lamenta della crisi, delle tasse anche sull’aria che respirano e anche qui ci ritroviamo in sintonia. Però poi riflette sul fatto che ha il doppio passaporto (svedese), parla sei lingue (di cui un po’ di cinese), ha un master in economia e finanza preso a Londra e tutto sommato il suo business continua a farlo marciare bene. Non è che viva di solo lavoro, intendiamoci. Esce la sera, va anche a divertirsi nelle isole come Mykonos e, come le nostre donne locali, fa palestra ogni santo giorno, tanto che tutti di anni gliene danno meno di 25. Ha i vantaggi della libera impresa e quindi vuole venire a vedere Milan-Barcellona a San Siro, tanto le basta saltare su un low-cost (se l’aeroporto non sciopera). Quando a Milano le ho mostrato una ragazza della televisione intenta ad imboccare la porta di un cinque stelle con un signore stagionato, è rimasta un po’ sgomenta. Mi sarei aspettato di stupire un’australiana, ma non una greca. E invece..
Le persone che ho elencato, di cui ho modificato solo i nomi, sono persone reali. Sono donne e sono giovani. Ciò che invece non è reale sono fiumi di idiozie che nei nostri confini vengono blaterate sui giovani, sull’emancipazione femminile, la parità, le opportunità, il merito e via discorrendo. E se andiamo oltre le chiacchiere ciò che mi viene in mente è la stupidità made-in-Facebook di ragazzine in pose plastiche nelle solite quattro discoteche, che non combinano nulla di significativo, che non si aprono al mondo e alla gente, non rivestono ruoli di responsabilità e a cui non viene mai chiesto di prendere decisioni; penso poi ai perbenismi e ai “fidanzamenti ufficiali” di ventenni invecchiati mentre i loro padri fanno i vecchi ringiovaniti col giubbino alla Fonzie e la fidanzata di trent’anni in meno, in giro per i centri storici a fare compere. Penso a tutti quei venti-trentenni che non sanno l’inglese, che occupano posizioni professionali da puri esecutori e che non hanno traiettorie di carriera, ma se ne fregano, vanno al bar con gli stessi quattro gatti parlando in dialetto, a omaggiare la “strafiga” di turno, la quale tuttavia, svoltati gli “anta”, avrà messo da parte un terzo di Cindy o Daniela in termini di danaro, esperienze e curriculum. Penso alla prostituzione dilagante come mezzo di ascesa sociale, al familismo, all’intrallazzo e alle clientele, al merito calpestato, all’eterno indecisionismo e al mercimonio di tutto. Penso alla personalità messa in fondo alla hit parade, dietro all’auto, alla scarpa di Prada, al passi VIP per il privè dell’Hollywood, ad una riga di cocaina o una bottiglia di Moet Chandon.
Vi ho raccontato di quattro giovani. Di quattro donne. Ma avrei potuto raccontarvene cento. Gente che se ne infischia dei bunga bunga, ma che va a letto con persone per cui prova attrazione, senza che debbano essere per forza né papponi, né fidanzati ufficiali. Gente che si costruisce col lavoro il proprio conto in banca, in luoghi dove esistono ancora opportunità, e che la propria vita se la sceglie, semplicemente prendendo decisioni, affrontando sfide e responsabilità e che alla fine sa anche come godersela. Sono storie che vorrei fossero italiane, ma che purtroppo qui si incontrano sempre meno.
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