«È un album fatto come volevo io, in casa mia, con le mie chitarre e con il mio pianoforte (non proprio di gran marca), con i suoi rumorosissimi pedali…
Dodici mie canzoni ed una di Paolo, stupenda e commovente…
Ah, dimenticavo! C’è anche un fisarmonicista/ pianista/ rumorista che ha sorretto e rifinito tutta l’impalcatura dell’opera.
Trattasi di Walter Porro. Non finirò mai di ringraziarlo!».Con queste parole e con il suo consueto stile elegante e minimalista da consumato chansonnier, Giorgio Conte presenta il suo nuovo album C.Q.F.P. (Come Quando Fuori Piove) uscito lo scorso mese di novembre in una sorta di scaramantico silenzio. Giorgio Conte, l’avvocato orfano della toga come il ben più noto fratello Paolo, ha concepito e realizzato il nuovo lavoro nella sua casa piemontese. Un disco artigianale, fatto in casa, costruito attorno a pochi suoni, essenziali e ben amalgamati. Chitarra e fisarmonica in evidenza, un pianoforte timido a ricamare qua e là ed un’armonica a bocca inaspettata ma graditissima.
Pochi gli effetti speciali elencati sempre dallo stesso autore: «il richiamo del cinghiale in amore, i carillons, il canto del gallo, il fruscio delle spazzole ed il rumore di due scatole di chiodi, un’armonica a bocca suonata da uno che non la sa suonare, il richiamo della quaglia ed il verso della tortora e della civetta, il rumore della selce che mola la falce». Una manciata di canzoni che hanno il profumo genuino della provincia, i colori della campagna e delle colline astigiane, il sapore delle cose semplici e la leggerezza dei sentimenti più autentici.
Tredici brani venati di malinconia, a volte fischiettati, che sembrano cartoline dai toni pastello, bozzetti di vita quotidiana in cui ci si commuove e si sorride, anche di fronte alle sventure, al trascorrere inesorabile del tempo, agli abbandoni ed alla morte che Giorgio Conte definisce: “viaggio con destinazione ignota e senza ritorno” lanciando poi un appello “Comandante per favore sono stanco di viaggiare dica un po’, navighiamo già da ore lunghe un’eternità… il contratto parla chiaro, si sapeva la partenza questo si, ma l’arrivo è una sorpresa, dove e quando non si sa…” C’è l’aria e la tranquillità del paese, la freschezza dell’amicizia di una volta, diretta e spontanea.
Cambiano un po’ i paesaggi ma i temi sono sempre gli stessi, universali, e Giorgio Conte li tratta con grande maestria, con lieve e sottile ironia, con il giusto distacco, con la grazia e l’arte del vero cantautore. Una scelta di “povertà” che ammalia ed avvicina maggiormente l’ascoltatore.
Un disco affascinante e raffinato che rappresenta un po’ la cifra stilistica ed il sunto delle storie minime di Giorgio Conte. Tre i brani che vorrei segnalare.
“C.Q.F.P.”, la title track, una movimentata ballata techno-balcanica con un testo semplice e divertente che sembra davvero un elogio della pigrizia (Come quando fuori piove/ meglio stare in casa/ la finestra chiusa/ con il gatto in grembo/ che ti fa le fusa).
“Monticone”, un vecchio brano di Paolo Conte del 1977, rispolverato e rielaborato ad arte per l’occasione. Infine “Aria, terra e mare”, forse la canzone più bella dell’intero album, storia di un abbandono, un congedo amoroso vissuto senza drammi. Stupenda, un vero gioiello.
“C.Q.F.P.” è un disco ideale per distaccarsi da un mondo sempre più caotico e indecifrabile. Ci avvicina a terre lontane in cui forse non è peccato sognare piccole dosi di felicità. Tra le migliori uscite discografiche del recente mercato discografico italiano insieme a “Vitamia” di Gianmaria Testa, altro piemontese doc, altro ex (capostazione) di Cuneo, altro magistrale interprete della musica d’autore italiana.
TRACKLIST 01 – C.Q.F.P. (Come,Quando,Fuori,Piove) 02 – Ieri , sì ! 03 – Tu 04 – Di vaniglia e di fior 05 – Aria, terra e mare 06 – Gli innamorati e la marina 07 – Al Museo d’Orsay 08 – Balancer 09 – Géo 10 – Scaricabarile 11 – Continua così 12 – La sorpresa 13 – Monticone