Ferragnez

Attenzione, attenzione: in Italia è proibito criticare Fedez e la Ferragni. Se prima dargli addosso era lo sport nazionale, ora sono insorti tutti i paladini difensori sul web e sui giornali per spiegarci che loro hanno avuto successo e se li critichiamo dimostriamo di essere un popolo di invidiosi, o peggio ancora, che si lamenta delle scarse opportunità dei giovani, ma che poi dà addosso ai pochi giovani che hanno successo.

Allora è il caso di chiarire qualche punto e spiegare perché ai Ferragnez facciamo tanti complimenti per il successo, ma li riteniamo anche come la mitica corrazzata Potemkin del ragionier Fantozzi: una cagata pazzesca.

 

  • Partiamo dall’idea che se li critichiamo saremmo invidiosi di chi ha successo. Non mi sembra che lo stesso livello di critica si sia mai alzato verso Piero e Alberto Angela, anch’ essi milionari e celebrità televisive. Non è allora forse il caso di dire che il successo in un’impresa è una variabile indipendente dal beneficio portato all’umanità? Che una azienda può avere successo spingendo avanti il genere umano o rovinando la foresta amazzonica, che un cantante può lanciare un messaggio di pace e armonia o cantare a ritmo rap di fucili, donne e cocaina e che un personaggio può diventare noto divulgando cultura o facendo video trash? Allora non è che gli Italiani, più che invidia, hanno l’horror vacui per la nullità su cui il successo di questi due è costruito?
  • L’idea che dovremmo invece supportare dei giovani che il successo se lo sono costruiti da soli. Giusto. Ma potete almeno lasciarci scegliere quali vorremmo supportare come modello? Per esempio Alessio Figalli che ha vinto l’equivalente del Nobel della matematica? Allora siccome lui in televisione non se lo fila nessuno e non mette in piedi un matrimonio tamarro che sembra un luna park è uno sfigato? Ma anche rimanendo sul campo dei social media, per esempio sapevate che fra coloro che hanno vinto il premio della piattaforma Clickfunnel (principale sito per il marketing online), per aver guadagnato oltre il milione di dollari con un singolo prodotto, l’Italia è l’unico paese europeo a piazzare più di una persona (penso oltre quattro) in questa speciale classifica? E voi di questi tizi che si sono fatti da soli ne avete mai sentito parlare? Sembra che a fare soldi online sia capace solo la Ferragni.
  • Il punto più importante. La ragione per cui non abbiamo ammirazione per lei è che si è costruita il successo principalmente su Instagram, nonostante abbia iniziato con un blog. Ora, Instagram è la piattaforma più superficiale che esista. Non è Youtube dove si possono offrire contenuti, idee, approfondimenti, tramite video. Non è Facebook dove si può condividere altrettanto contenuto e allegati. E’ una piattaforma dove si postano fotografie e commenti di una o due righe. Insomma è perfetta per le Ferragni e i Vacchi, che hanno da condividere circa due righe di pensiero. Ora gli esperti di marketing mi verranno a raccontare che ottenere i numeri della ragazza in questione online è rarissimo. Certo, ma il problema è che fatichiamo ad attribuirlo alla sua intelligenza o abilità, in quanto un’impresa Instagram come si dice in gergo tecnico di business manca di ‘levers’. Immaginate di essere il CEO di una azienda come Starbucks o Microsoft. Ogni mattina vi svegliate e vi domandate come crescere il business. Su quante variabili potete agire? Costi, personale, prodotto, innovazione, partnership, nuove aperture, leva finanziaria, marketing, ricerca e sviluppo e via discorrendo. Avete appunto tante di quelle ‘leve’ che il successo si può ascrivere all’intelligenza e abilità nel prendere svariate decisioni. Ora immaginate di svegliarvi e dire: bene, oggi voglio crescere la mia popolarità su Instagram! Che cosa posso fare? Postare delle foto! Finito. Esattamente quello che fanno tutti. Non è un caso che su Instagram gli account più popolari siano quelli di fotomodelli! Che le foto più cliccate contengano animali, tette, culi e panorami. E che altro potete aspettarvi da un business dove l’unica cosa su cui potete agire è la scelta delle foto che pubblicate? E’ per questo che facciamo fatica ad ascrivere enormi meriti alla Ferragni. Abbiamo la sensazione che il gioco di Instagram sia per lo più un gioco di grandi numeri, dove milioni di utenti caricano fotografie ogni giorno e pochi di essi, un po’ per casualità, un po’ per aver iniziato quando la piattaforma era meno popolare – e dunque meno competitiva – riescono a raggiungere un ‘tipping point’ di follower dove poi la popolarità esplode ad effetto palla di neve.
  • Ciò che irrita di questi due non è il loro successo. Ma il fatto che in queste società moderne, liquide ed estremamente superficiali a causa anche delle tecnologie, siano ahimè diventati il principale brand di italianità all’estero, quantomeno sulla generazione millenial. Vivendo in Asia vi dico con tutta onestà che al negozio ho trovato l’acqua Evian brandizzata Chiara Ferragni. E che dalla Thailandia a Hong Kong la ragazza media millenial che ha un account su Instagram non sa chi sia Giuseppe Verdi, nè Salvatore Quasimodo, o fra i vivi e più popolari prendiamo Ludovico Einaudi, ma sa chi è Chiara Ferragni. Abbiamo il diritto che questa cosa ci metta un po’ di tristezza o siamo solo invidiosi?
  • L’ultimo punto è che nel giudicare un’impresa, un personaggio e il loro successo non ci si può fermare ai numeri. Ciascuno di noi ha il diritto di guardare a che cosa l’impresa in questione offre all’umanità. Non regge la logica del: ‘eh saresti capace di farlo tu? Prima fallo poi critica’. Infatti se prendiamo Coca-Cola, è un’azienda che da meno di un dollaro quando fu quotata ne vale oltre 45 per azione, fattura oltre 35 miliardi e ha sedi ovunque nel mondo. Sarei capace di farla io? Però ammiro un’azienda che quanto a danni alla salute gareggia con il tabacco, che contribuisce a rendere i bambini obesi fin dalle scuole elementari, contaminando gusti e creando problemi di salute e costi sociali per tutto il resto della vita in 200 paesi? Devo dimostrare di saper creare un gigante del genere e intossicare i bambini di mezzo mondo per conquistare il diritto di dire che ‘no, non mi piace tanto’? E allora, se parliamo di Fedez e la Ferragni, a parte qualche canzonetta lui e quattro foto con abiti alla moda lei, non sono sicuro di aver capito quale grande valore abbiano dato alle masse di utenti che li seguono, per migliorarne le vite. Gli facciamo i complimenti per il successo, ma scusate se non ci accodiamo al plauso generale. Insomma Chiara, avrai 15 milioni di follower, ma non sei Elon Musk. Senza invidia.

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