Europei d’oltremare

isole-bermuda In una fase storica come quella attuale che vede da un lato la crisi degli stati nazionali, vedi il recente referendum scozzese, o le spinte indipendentiste catalane e basche e l’arrivo di ondate sempre più consistenti di immigrati, che prefigurano una società ancora più fortemente multirazziale, non è inopportuno ricordare che c’è un’Europa dimenticata o invisibile, oltre le colonne d’Ercole: nel Pacifico, nei Caraibi, nell’Oceano Indiano e persino in Antartide.  Sono considerati da alcuni, cascami degli imperi coloniali europei e sono spesso paradisi fiscali, eppure sono il caleidoscopio in cui si specchia l’Europa.

Queste isole d’Europa sono numerose e hanno più di cinque milioni di abitanti (le sole Canarie due milioni), una popolazione equivalente a quella danese, ne fanno parte le francesi del Pacifico: Nuova Caledonia, Wallis e Futuna, la Polinesia francese con le innumerevoli isole (da Tahiti alle Tuamotu, alle Marchesi), le isole caraibiche britanniche: Anguilla, Cayman, Bermuda, Turks e Caikos e Pitcairn, isola della Polinesia in cui vivono ancora i discendenti degli ammutinati del Boounty. Le isole caraibiche olandesi: Aruba, Curacao, Sint Maarten, Poi ancora le francesi Guyana, Guadalupe e Martinica nei Caraibi, la Mayot e Réunion nell’Oceano Indiano, oltre alle notissime spagnole Azzorre, Canarie e Madera. Nel caleidoscopio ci sono le popolazioni aborigene (i Kanak, i Polinesiani, i Tahitiani ecc…)

Ci sono i neri discendenti dagli schiavi, i bianchi discendenti di forzati e colonie libere, le cosiddette tribù bianche, come i Caldoche della Nuova Caledonia o i Baschi e i Bretoni di S. Pierre Miquelon a sud di Terranova e soprattutto ci sono creoli e meticci, frutto della mescolanza di tutte queste razze, che hanno dato vita a inedite forme di convivenza e ad un bricolage di culture a cui dobbiamo guardare sempre con maggiore attenzione.

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