Edward Weston e l’arte della fotografia

edward-weston‹‹La fotografia non è un’Arte, ma si possono rendere Arte le fotografie›› Marius de Zayas, 1913

‹‹L’arte è un fine in sé, la Tecnica un mezzo per raggiungere quel fine: una si può insegnare, l’altra no, poiché è la qualità che si porta con sé all’ingresso nel mondo, e se non la si possiede nessuna mole di studio permetterà di acquisirla›› Edward Weston

Dopo Ansel Adams, Edward Weston. Alla Fondazione Fotografia di Modena non scherzano. Mettono sul piatto due carte vincenti, due assi dell’Arte fotografica, in sequenza, a ‘grande richiesta’, con perfezione filologica. Fino al 9 dicembre 2012 sarà possibile elevarsi con le 110 preziose stampe a contatto di Edward Weston (Highland Park, Illinois 1886 – Wildcat Hill, California, 1958), uno dei grandi autori della Fotografia, ancora oggi il punto di riferimento per i collezionisti.

Il più acquistato, il più celebrato. Come dimostra l’interessante selezione delle opere, provenienti dalla collezione del Center for Creative Photography di Tucson, Arizona e gli accostamenti pensati dal curatore Filippo Maggia, nel cervello ‘camera oscura’ di Weston il mondo percepito termina la sua pulsione sociale per divenire un catalogo di forme.

I soggetti scelti dal fotografo, conchiglie, peperoni, funghi, paesaggi, ritratti, nudi divengono sontuose geometrie, levigate superfici, le fabbriche non luoghi di lavoro, trasformandosi in un mondo di materia, dove si perde la percezione della dimensione.

Le immagini di Weston sono la trascrizione esatta di una forma che è stata pensiero, idea, intuizione. Sono le prove tangibili che la fotografia diviene Arte – solo – quando il processo produttivo, tecnico-chimico, che la restituisce ai nostri occhi, inizia nella mente dell’autore e lì si fa immagine prima ancora della catena di eventi che si innesca con l’attivazione del pulsante di scatto. In aggiunta, per il risultato perfetto, l’inquadratura d’avanguardia, è la migliore possibile.

Edward Weston ha dedicato tutta la vita alla fotografia.

Ha iniziato a fotografare a 16 anni e il suo percorso esistenziale è stato condiviso con alcune straordinarie figure femminili. Tutte assistenti, compagne di vita, modelle, muse, ne hanno segnato le tappe evolutive. Margarete Mather, ‘la prima donna importante della sua vita’ dal 1912 fino al 1923. Con Tina Modotti, ha vissuto gli anni del Messico fino al 1927. Con Sonya Noskowiak nel 1932 ha aderito insieme a Imogen Cunningham, Willard Van Dyke, John Paul Edwards, Henry Swift al manifesto del Group f/64 fondato da Ansel Adams. Con Charis Wilson dal 1934 al 1945 ha vissuto gli anni dell’affermazione e dell’importante assegno di ricerca – il primo ad un fotografo – concessogli nel 1937 dalla Solomon Guggenheim Foundation. Colpito dal morbo di Parkinson, ha impresso il suo ultimo negativo a Point Lobos nel 1948 trascorrendo gli anni finali della vita a supervisionare le nuove stampe delle sue fotografie realizzate dai figli Brett e Cole.

Quelle stampe ricche di informazioni, passaggi tonali, tecnicamente sbalorditive, nitide, usate metodologicamente per comunicare al mondo lo sguardo ineccepibile del loro autore, scorrono davanti al nostro sguardo. Icone surrealiste e postmoderne, sono capolavori che hanno contribuito a modificare la maniera di concepire e usufruire la fotografia. Ne hanno impresso la svolta contemporanea e, in qualche modo, ne giustificano l’esistenza. Ne hanno fatto un’Arte. Chapeau.

http://www.ottoperotto.org/2012/10/edward-weston-larte-della-fotografia/

 

 

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