Eccessiva può essere la quantità di offerta, ma anche la totale assenza di essa. Già i romani dicevano “in medio stat virtus” e sono duemila anni che ce lo ripetiamo, ma che non riusciamo a rispettare questa semplice regola. D’altra parte neppure i romani ci riuscirono : fondarono un impero, ma in medio ci stavano loro e non la virtus. E così è sempre stato e forse oggi più che mai. Spendiamo fortune in ricerca farmaceutica (non raccontiamoci bugie, anche la ricerca cosmetica è ricerca farmaceutica), ma moriamo a milioni per malattie che non abbiamo mai indagato, se non quando diventano epidemie. Oggi Ebola, ieri l’AIDS. I bidoni della spazzatura dei paesi “evoluti” sono pieni per un terzo di prodotti alimentari scaduti (non lo dico io, ma la Food&Drugs Administration degli USA), ma sottonutriti sono almeno un paio di miliardi di abitanti del pianeta. I paesi più ricchi di materie prime sono quelli con un minor tasso di ridistribuzione della ricchezza e quindi con il maggior indice di povertà di mezzi e di servizi.
Le potenzialità di un’istruzione di massa oggi sono enormi, con costi ridicoli, eppure l’analfabetismo di ritorno è una piaga dei cosiddetti paesi evoluti. Il paese con le migliori università del mondo (USA) ha un tasso di descolarizzazione da terzo mondo. Un buon ricercatore si sogna di guadagnare quanto un buono sportivo o un attore solo decente. E tutto questo non stupisce nessuno, non dico quelli che siedono al culmine della piramide, ma neppure quelli sotto, quelli come me che pagano per guardare, che non sono mai protagonisti, se non per riempire le casse degli stati che poi generano i mostri che ho appena descritto. Forse è la paura del baratro, il terrore di quello che vediamo capitare ad altri e forse è per questo che i mondi raccontati da Dickens inducevano allo sviluppo sociale, ma quelli raccontati dalla TV, ci spingono alla difesa del poco, del sempre meno che è incommensurabile per gli ultimi della terra. Peccato, ce ne sarebbe per tutti, se fossimo uomini veri, ma siamo ancora nella fase che l’uomo animale è, sempre secondo i romani, “homo homini lupus”.
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