Onni sont qui mal i pense. Che sarebbe francese, ma poi è quello che è scritto sull’Ordine della Giarrettiera, la più alta onorificenza inglese, e questa sarebbe Europa, se chi la dovrebbe fare adesso, è troppo ignorante o distratto. Ma ora voglio dire sull’uso della lingua dei nostri massimi rappresentanti quando vanno all’estero. Silviuzzo, nonostante la laurea, è sempre stato un bauscia, perché quella era la lingua dei dané. Monti poi, parlava un italiano corretto nella sintassi, ma slegato nella dizione, quello di chi è stato troppo all’estero. Bersani era di pesante cadenza emiliana, uno da “pane al pane e vino al vino”, con una decisa voglia di affettato (nel senso di salumi misti), Letta aveva un dolce accento senese che invogliava al sonno, in linea con il personaggio. Ora tocca a Renzi, toscano, anzi fiorentino, fiume in piena di parole in libertà. Ogni tanto i nostri vanno all’estero e quindi capita che vogliano comunicare con l’idioma dei nativi. Che Dio li scampi! Almeno per il primo e l’ultimo della serie.
Di Silvio non dirò, basta il video che lo seppellisce, su You Tube. Degli sforzi titanici di Renzi invece, è bene parlare. Il grande (in senso quantitativo) comunicatore, è appena ritornato dagli States. Si dice che prima di partire avesse preso anche qualche lezione, ammirevole dal punto di vista dell’impegno. Meno da quello del profitto. Il povero non si è voluto esimere, come la prudenza e i mentori consigliavano e si è gettato, ma il volo è stato peggio di quello di Icaro, ché almeno lui cadde per essersi avvicinato troppo al sole. Qui si potrebbe piuttosto parlare di rupe Tarpea. Peccato, non sapere l’inglese non è un difetto, piuttosto un’occasione mancata. Non parlarlo e pretenderlo di farlo, è un cattivo esempio, un pessimo spot per chi predica di venire in Italia da turista o da investitore. Meglio sarebbe stato trincerarsi dietro l’istituzionalità e continuare con il bell’idioma. Invece, come tutti i parvenù, vogliamo strafare e finiamo per farci ridere dietro. Imparassimo dalla storia, staremmo zitti, ma contro la voglia di protagonismo, non c’è niente da fare. Un’occasione persa in più, per far bella figura.
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