Essendomi venuta voglia di fare una piccola crociera nel mediterraneo, possibilmente di pochi giorni, sono andata su internet e scopro che quelle di tre/ quattro notti,del ponte del 2 giugno, sono tutte sold out, ad eccezione delle partenze da Messina. Poi mi viene in mente la frase, di Berlusconi, tanto contestata, che i ristoranti erano pieni la sera e non mi sembra così bislacca neppure oggi, almeno restando al centro- nord d’Italia. Probabilmente nel calo generalizzato dei consumi, e nel cambiamento epocale delle abitudini, i viaggi e le vacanze sono ancora al primo posto nei desideri degli Italiani, dai giovanissimi, agli ottuagenari, salute permettendo. E anche i ristoranti sono vissuti come intrattenimento serale, insieme all’abitudine di andare a fare l’aperitivo, quando poi durante la settimana, a casa propria, si è disposti a mangiare pane e cipolla, o rinunciare alla qualità alimentare, pur di risparmiare a favore dei riti alla moda. Ecco, la grande omologazione ci fa andare tutti all’incirca negli stessi luoghi, a consumare gli stessi rituali, per poi poter dire i giorni seguenti in ufficio, per chi un lavoro ce l’ha: anch’io c’ero. Pure i ragazzi, studenti o disoccupati che siano, sentono quasi un obbligo il ricevere dalla famiglia denaro per i divertimenti: dalla serata sulla spiaggia romagnola, adesso che l’estate è alle porte, al viaggio in aereo con gli amici o fidanzati un po’ più lontano. La vacanza e il viaggio vissuti come eventi a se stanti, non tanto necessari per staccare dall’impegno lavorativo, ma da vivere e consumare a prescindere, costi quel che costi. Alle vecchie generazioni si insegnava: prima il dovere, poi il piacere. Oggi si insegue soprattutto il piacere e i sacrifici li vorrebbero fare in pochi, o quasi nessuno. Invece dalla storia dell’uomo sulla terra, è stata tutta una lotta per la sopravvivenza, ma per noi nati nella civiltà dei consumi, la rinuncia ai beni diventa frustrante, così come le evasioni che ci consentono i viaggi, forse ancor più dei benefici della conoscenza che danno- Allora il futuro ci appare nero, e il lavoro, chimera così difficoltosa da raggiungere, quando e se arriva, ci appare sempre inadeguato e insoddisfacente, se rapportato alle emozioni della la libertà di movimento e del soddisfare velocemente i nostri desideri . E’ un serpente che si mangia la coda, bisognerebbe ritrovare un po’ di piacere in tutto ciò che riusciamo a fare, a partire dalle piccole cose, ma dovremmo cambiare mentalità e andare controcorrente. Il che non è affatto facile.
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