Condizione necessaria ma non sufficiente

 laureato_2 Intendo l’istruzione in Italia. Da un po’ di tempo in molti talk show si parla di laureati senza prospettive o di laureati licenziati che non riescono a ricollocarsi nonostante ottimi curricula e notevole esperienza. Ora sul giornale l’ultimo esempio : una signorina laureata e “masterizzata”, trilingue, è stata arrestata all’aeroporto con 24 chili di coca. Ha da poco trent’anni, è avvenente, ha fatto esperienza in molteplici partiti politici, meglio li ha proprio scorsi tutti (o circa) era free lance per l’elezione della Polverini, insomma tutte cose che avete letto sui giornali e su cui non torno.

Il punto è : ha speso una fortuna per la sua istruzione e alla fine, dopo svariati tentativi, direi scorciatoie, sbatte nei soldi facili, la droga. In Europa sarebbero notizie da prima pagina, anche senza il “passaggio” berlusconiano, qui da noi un paio di giorni e poi il silenzio. Eppure è un caso eclatante, farsi un’istruzione di alto livello e poi arrancare al carro dei potenti per arrivare. Il mito del tutto e subito, costi quel che costi, e chi se ne frega di quello che ho fatto prima. A trent’anni devi essere arrivato, devi essere al top, come recita un super manager con gli occhiali azzurri, o senza il top, come tende a mostrarsi sua moglie. Oppure ti incarti aspettando, perché il titolo di studio nell’immaginario familiare DEVE essere una garanzia di posto, magari fisso, magari nello Stato. Nonostante tutti vedano cosa sta accadendo, nessuno si muove e sui politici da molto sappiamo di non poter contare. Siamo in pieno disastro e continuiamo a sfornare laureati che sicuramente non troveranno lavoro. Ma facciamo finta di niente, l’importante sarà la festa di laurea, la commozione di mamma e papà, tante fotografie, il pranzo, i brindisi, poi l’incubo.

Si muore di troppa motivazione (la signorina in oggetto) o di nessuna motivazione. Sicuramente di calcoli sbagliati, di speranze mal riposte. Ora abbiamo anche il fenomeno di chi rinuncia sia alla scuola, che alla ricerca di un posto di lavoro. Se a questi aggiungiamo i cassintegrati, ordinari e straordinari, i lavoratori in mobilità e i pensionati da prepensionamento, abbiamo una folla di potenziali prestatori di servizio.  A questi nessuno chiede niente, eppure lo Stato dà, impari a chiedere e i primi a organizzarli dovrebbero essere i sindacati, che vedendo lo stato di abbandono delle città e delle campagne, potrebbero utilizzarli per un maggior decoro, che ridurrebbe i costi di manutenzione straordinaria, migliorando quindi i conti dello Stato e la qualità della vita di tutti. Poi non ci sono solo lavori manuali, ci sono orari da prolungare nei musei, software per i comuni, servizi di anagrafe in piccole frazioni, potrebbe essere una gara a chi meglio fa e meglio organizza. Ma soprattutto ci sarebbero meno crisi esistenziali, forse addirittura meno fatti di sangue. Ci sarebbe più solidarietà e maggior dignità. Questo aiuterebbe la scassata Italia a ritrovare valori che aiutano a fermare il lamento e la voglia di scorciatoie.

 

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