Coming home from New York

new_york_1 Sono andato a New York per pochi giorni e ho deciso di guardarmi attorno. Certo ho visitato anche qualche museo, ma “mirando” le opere. Sono troppi e troppo grandi, o forse sono solo io che sono vecchio. Allora, da vecchietto, gambe in spalla e mi sono “fatto” tutta Manhattan. Insieme a qualche milione di turisti. Perché per chi non lo sapesse a NY si contano 63 milioni di presenze (giorni) di non residenti l’anno e il MET è il secondo museo più visitato al mondo (primo il Louvre). E questa pressione la si sente : la foto col toro di Wall Street, che poi sta un centinaio di metri dalla Borsa è cosa impossibile, la gente come cavallette e corna e palle del toro brillano per gli “appoggi” di rito. Ci sono pezzi della 5th Avenue in cui si procede a passo di lumaca e così a Time Square. I grattacieli nascono e crescono come i funghi. Ma quello che mi ha colpito veramente è la totale mancanza di pressione. Ci si immagina una città nevrotizzata e piena di gente scontrosa e frettolosa. Niente di tutto questo. Se vi fermate in una strada con una mappa aperta, si ferma subito qualcuno. Se prendete un caffè, dovunque centro o periferia, vi servono con un sorriso. Normalmente i prezzi delle merci non sono esposti, così si entra, si prova, poi si chiede il prezzo e nessuno si offende se poi non si compra. Fare shopping non vuol dire uscire per andare a comprare, ma vuol dire provare, anche solo per il gusto di farlo e non portarsi a casa tutto il mondo. i caffè sono pieni, i parchi sono pieni, la vita scorre e non c’è poi tutta questa pressione tipica italiana di confrontarsi ed essere sempre al top. La gente si veste normalmente, secondo il proprio gusto ma soprattutto secondo la propria comodità. È poi chiaro che se vanno all’Opera non ci vanno in ciabatte, altra cosa che colpisce è lo spirito nazionale: non ho visto una sola bandiera sfilacciata dal vento (che peraltro non manca) e se si dà l’occasione dell’inno nazionale sono tutti naturalmente in piedi e tre quarti lo cantano, anche se a cantarlo su un palco è deputato un tenore o un soprano. New York è l’America ? No, ne è una faccia, ma interessante. La gente vive e nei quartieri dove abita si parla e si fa conoscenza in fretta, non saranno tutti geni e le conversazioni un distillato di sapienza, ma sicuramente un modo civile di vivere. E questo è per me molto interessante, visto che certe facce viste portavano i segni d più di due razze. Il melting pot è estremo e ormai China Town o Little Italy hanno travalicato i confini e se guardate le nuove mappe con i nomi dei quartieri, magari non ce li trovate più. L’America insomma è la somma di cento cose e mille stereotipi non americani.

Queste sono le prime impressioni positive a caldo che ho ricevuto, magari un’altra volta parleremo di quelle non positive e del motivo per cui il modello americano è meglio che ci stia lontano.

 

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