Come se piovesse

 Sono due settimane almeno che gli attentati in Europa sono quasi giornalieri. Eppure cosa é cambiato rispetto ai pochi mesi fa? Niente o quasi. Tranne una cosa, questi ultimi attentati sono (fortunatamente) sgangherati, fanno (ancor più fortunatamente) poche vittime, ma “spingono” sull’acceleratore della paura, dell’ansia per il diverso. E anche sui risultati elettorali. E qui a me vengono dubbi a grappoli. Già, perché nei servizi segreti si dà per scontato che Assad si suicidi politicamente sganciando bombe chimiche qundo ormai la sua posizione era intoccabile, ma quando é ora di arrestare o quanto meno tenere sotto stretto controllo qualche foreign fighter di casa nostra che é rientrato per il “meritato riposo” dopo aver fatto il macellaio in Siria (o in Iraq) ecco i nostri superefficienti servizi si perdono, si sbagliano e la politica NON taglia le teste (qui é metaforico) di chi sbaglia o si perde. Sembra quasi che ci sia una voglia di farci ballare alla musica del terrore e noi ci siamo abituati, é già successo al tempo della lotta agli estremisti (sempre primule rosse e poi sgominate in pochi mesi) e succede ora con le mafie (che saranno pure ben organizzate e molto potenti, ma se non avessero “appoggi” interni al sistema sarebbero storia di ieri). Combinazione quando il mondo sembra diventare un poco più umano, ecco che subito arriva qualcosa per spaventarci. Anche la politica degli altri é emblematica. Trump che doveva far sfracelli in casa sua e quasi isolarsi dal mondo, all’improvviso scopre la politica estera e bombarda la Siria, poi vuole attaccare Piong Yang (ma la sua flotta sbaglia rotta) e parla di tutto, tranne che degli amaricani, della produzione americana. Farsi i c. altrui é un’ottima ricetta, quando le cose vanno male a casa propria e la paura (che fa 90) é una meraviglia quando si deve rendere conto di quello che si fa a casa propria. Allora chissà perché i servizi riprendono fiato, ma mai PRIMA degli attentati e per sbandierare successi dopo. Dopo i morti, i feriti, e dopo che noi abbiamo votato. Con la paura in corpo.

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