Il secolo scorso ed in parte quello precedente, hanno visto alcune tra le più drastiche migrazioni nella storia dell’umanità. Vuoi per motivi politici o vuoi per motivi economici, la composizione etnica di molte nazioni cambiò nel giro di pochi decenni.
Circa 4 milioni di Italiani cercarono fortuna negli Stati Uniti d’America tra il 1880 ed il 1920, lasciando una traccia evidente nella storia USA con i loro figli. La prima e la seconda generazione si accontentarono di vivere di espedienti allungando fino a New York e Chicago il braccio lungo della mafia.I nomi noti erano Al Capone, Joe Masseria, Salvatore Maranzano e Charles “Lucky” Luciano. Le generazioni successive portarono invece il nome dell’Italia alla popolarità più per l’intrattenimento che per la cronaca. A tratti la Hollywood che contava sembrò essere un satellite di Cinecittà. Martin Scorsese, Francis Ford Coppola, Al Pacino e Robert De Niro rappresentavanoal cinema ciò che i loro padri avevano vissuto in prima persona. Le generazioni successiva con Stallone, Madonna, perfino Lady Gaga ed i ragazzi di Jersey Shore continuano a rappresentare come l’integrazione dei migranti possa diventare permanente. Il vanto italiano di Rudolph Giuliani come Sindaco di New York e Nancy Pelosi come rappresentante del Senato USA è la testimonianza che un giorno potremmo davvero aspettarci un Sindaco di Milano Magrebino o un Presidente della Camera di etnia Albanese.
Altre larghe migrazioni portarono i giganti della terra, India e Cina, a fornire gli Stati Uniti della forza lavoro a basso costo necessaria all’espansione economica. Mentre la società americana espandeva la diffusione di stazioni di servizio, supermercati e “drug-stores” aperti 24 ore su 24, le comunità indiane e cinesi trovavano l’occasione di doppi lavori per costruirsi un futuro migliore dall’altra parte del mondo. Nell’ideale di vita di queste popolazioni, la struttura economica americana offriva inoltre l’opportunità di vivere il Sogno Americano, ossia la possibilità meritocratica che premia il lavoro sodo al di là di conoscenze e corruzione che India e Cina non permettevano di sperimentare.
Ma le migrazioni Indiane e Cinesi verso gli Stati Uniti d’America non sembrano più avere le stesse prospettive di durata delle precedenti migrazioni Italiane, Irlandesi e Sud Americane. Pur avendo in comune il desiderio dei padri di lasciare per sempre il paese di origine, le migrazioni da India e Cina stanno vivendo ora un ritorno alle origini totalmente inaspettato fino a 10 anni fa. Il boom economico dei giganti d’Asia sta mettendo ombre sulla prospettiva di un futuro a stelle e striscie per i propri figli. Lo scenario di un ventenne italo-americano di terza generazione fortemente motivato a tornare in Italia per aprire una propria ditta è assai improbabile. Si troverebbe di fronte una situazione di disoccupazione, battaglie sindacali, tasse da capogiro e mercati stagnanti.
Tuttavia Indiani e Cinesi verrebbero accolti da boom economico, tasse minime e flessibilità nell’assumere e nel licenziare senza intaccare la disoccupazione del paese. Sebbene i padri migranti mai avrebbero potuto immaginare i propri figli e nipoti tornare all’ovile, coloro che hanno intrapreso la “ri-migrazione” stanno cumulando fortune nei paesi di origine. C’è stato un periodo in cui le aziende americane consideravano il cosiddetto outsourcing come la manna per le aziende. Produrre a basso costo in India e Cina rappresentava incrementi esponenziali dei profitti. Ora invece, a goderne i frutti sembrano proprio essere coloro che fino ad un decennio fa noi tutti chiamavano “Paesi in via di sviluppo”, che vengono ad acquisire competenze e creano ricchezza in patria.