E poi vennero i cell e cambió il mondo, lentamente diremmo, ma poi neanche tanto se é vero che già 20 anni fa un italiano su due aveva un cell, e da 15 anni praticamente tutti i ragazzi ce l‘hanno, ma subito pochi soldini e allora gran sms (erano regalati) cosa che sviluppò nei giovani un’abilità manuale che non ebbe però alcun riscontro nella realtà lavoratva. Vennero infine le flat rate che pemisero di telefonare ad libitum per una cifra fissa “modesta” per ogni singolo telefono e quindi immodesta per il carico familiare. Conseguenza prima una compressione delle spese correnti riducibili (cibo) e quindi uso di prodotti sempre più scadenti, ma peggio ancora con sapori “di richiamo” che tendono a fideizzarti. A quel punto tra Facebook, Whattsapp, Instagram e Twitter i giochi erano quasi fatti: buona parte dell’identità comunicativa-sociale di una persona diventava meno reale e più virtuale. Già perché in quei siti chi ti conosce non sono gli amici reali, ma quelli virtuali, quelli ai quattro angoli della terra, che non vedrai mai, e ai quali puoi, se vuoi far credere la qualunque e quindi senza nessuna corrispondenza con chi veramente sei. E questa possibilità modifica anche il tuo reale, perché dà a te stessa tutta un’altra dimensione, ed eccoci allo specchio delle mie brame, e se qualcuno ti critica é facile lo cancelli dal tuo profilo e quindi non ESISTE più. Anche il sesso é cambiato, la spinta verso il vuoyerismo é stata prepotente. Per la verità prima ci furono i blind date, ma poi la tecnologia venne in aiuto e quindi tutti quei siti di incontro come Tinder, dove come ti muovi ti dicono (e il raggio lo scegli tu) quanti matches con persone del sesso che vui ci sono nei dintorni. Naturalmente anche questi sono siti in cui tu costruisci la tua immagine e in cui “vedi” e quindi scegli se incontrare o no, magari dopo uno scambio di messaggi. l’incontro poi diventa reale, nel senso che due persone fisicamente si incontrano, ma non sono reali le persone, che sono la realtà dei profili postati. Quindi quanta realtà ci esta? Poca e con questa poca dovremmo gestire lo sviluppo del mondo futuro, ma non abbiamo tempoe neppure risorse, perché il nostro tempo é risucchiato dal vedere cosa gli altri dicono di noi, rispondere, magari cercare qualcuno e fqrsi belli ai suoi occhi. E i siti sono tanti, il tempo é tiranno e allora si sfrutta tutto: a scula si messaggia, sul lavoro si sta su Facebook e quindi che poi i risultati di scuola e impiego non siano brillanti, beh questo mi pare il minimo. E massima diventa l’ignoranza, accresciuta anche dai fake che girano sulla rete e da cui ormai nessuno si salva, perché non ha più il tempo per verificare, perché la risposta deve essere immediata, pena l’essere considerato un avversario solo per aver preso il tempo del controllo. In poche arole viviamo (meglio tendono a farci vivere) nel confine tra oggi e domani, così non apprezziamo niente non caiamo niente e non contiamo niente. E dei blog parlerò un’altra volte. Scusate il disturbo.
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