Chirù – Michela Murgia

Murgiaa-982x540 In una recente presentazione del libro “Chirù”, di Michela Murgia, alla libreria Feltrinelli nella

la sede in Galleria di Milano, alla fine di una intelligente conversazione con il folto pubblico presente, le ho posto una domanda a bruciapelo che mi era sembrata sospesa lungo tutto il dibattito, seppure a prima vista non utile ad una migliore comprensione di quest’ultimo suo romanzo: perché aveva scelto di candidarsi come presidente della Regione Sardegna, alle ultime elezioni nell’isola?.

Avendole perse, la domanda, in effetti, rischiava di essere persino impertinente.

Lei ha risposto con sobrietà, ma anche con evidente orgoglio e convinzione, che lo aveva fatto perché trovava giusto non sottrarsi ad un impegno politico che non riteneva giusto delegare “sempre” ai soliti noti del mestiere: il potere di rappresentare e attuare le scelte espresse dalla società civile

. E aggiungendo: non me ne pento proprio.

Di fatto la scrittrice aveva colto in pieno il senso della domanda: come si estrinseca il potere nella società in cui viviamo?

Perché di potere si parla in questo bel romanzo, se lo si guarda in controluce, e seppure circoscritto alle relazioni tra i suoi protagonisti.

Eleonora, è una donna forte e fragile. La sua storia famigliare non è delle più facili (padre violento, madre passiva, fratello quasi anaffettivo). Lei però diventa un’attrice di teatro di successo.

Incontra, quasi quarantenne un ragazzo di diciott’anni -Chiru’- al quale lo lega una sorta di affinità sulle tante cose che li mettono misteriosamente in sintonia, malgrado tutto sembri così lontano dal poter accadere.

Lei non è e non sente un ruolo di madre, non di amante, e neppure di guida educante.

Eppure…

Eleonora ha avuto ed ha nella sua vita privata storie con uomini prima e dopo l’incontro con Chiru’; e tuttavia la sua personalità , fondamentalmente forgiata da una solitudine di fondo, ha bisogno di un’aurorale riscoperta del mondo e delle meraviglie che conoscenze, esperienze di vita, cicatrici insanabili sembrano sbiadire, se non a contatto con giovani che ancora “non hanno perso del tutto uno sguardo verginale sul mondo con cui dovranno misurarsi.

Prima di Chirù questa Eleonora maestra di vita ha già avuto due storie simili con altri giovani cui un insopprimibile desiderio di offrire i suoi saperi, acquisiti attraverso le sue esperienze, la spingono.

E’ un potere che lei sente di esercitare; ma non può farlo senza un coinvolgimento ben più complesso.

Chirù è uno studente di violino di grande ambizione, ma anche di grande sensibilità. Indeciso e con

fuso, come solo si può esserlo alla sua età, affascinato dal rapporto con una donna che gli offre le occasioni per interpretare e vivere il suo rapporto con la vita e la realtà che lo circonda con la meraviglia che gratifica Eleonora. Un incontro non paragonabile a quelli da lui conosciuti sino ad allora con genitori, amico del cuore, ragazza; che gli da netta la sensazione di un nuovo e più affascinante percorso e gli suscita sentimenti e turbamenti a lui prima ignoti.

Il romanzo si sviluppa tutto sui giochi di potere che accompagnano le sue relazione: il conflitto con il padre, la battaglia di una donna per la sua libertà più autentica, il gioco della seduzione per la realizzazione di un’ambizione, la schermaglia dei sessi nella battaglia per un’autonomia da conquistare giorno per giorno, la conquista di una solitudine non più solo sofferta.

Sono pagine in cui l’autrice descrive l’andirivieni di un’anima in bilico tra la diffidenza che a Eleonora scaturisce da esperienze di vita che la segnano, e il desiderio acuto di spingersi nell’incerto territorio dell’accoglienza, nel terreno scivoloso, ma vitale, del potere dei sentimenti in conflitto con quello, insidioso della sopraffazione.

Come reagire, quando tutto ciò entra in collisione, con la convinzione errata di poter tutto gestire avendo costantemente il dubbio di non farcela?

“Sapevo che ogni cosa, dentro al gioco delicato che portavo avanti con gli allievi era fondata sul desiderio, perché il desiderio stesso era la condizione indispensabile dell’apprendimento . E su cos’altro del resto avrebbe potuto fondarsi?…”

Dopo il romanzo “Acabadora” che ha reso Michela Murgia una scrittrice nota al vasto pubblico, questo Chirù” ci conferma le sue doti di ottima scrittrice, con una scrittura essenziale, ricca di riflessioni intense e capaci di suscitare continue ed autentiche emozioni, con le quali l’autrice

rivela con coraggio il difficile percorso di conoscenza cui questo rapporto conduce.

Michela Murgia è nata a Cabras. Oltre ad “Acabadora “, che ha vinto il premio Campiello nel 1910, sono suoi “Il mondo deve sapere”, “Ave Mary”, “L’incontro”

” CHIRU’ ” di Michela Murgia

(ed. Einaudi, pag.191, euro 18,50)

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