Che ci azzecca Vacchi?

Schermata-2016-07-18-alle-13_50_27 Tramite i social media, scopro mio malagrado che gli Italiani questa estate hanno adottato un nuovo idolo, stavolta non un calciatore, ma tale Gianluca Vacchi, imprenditore ormai vicino alla cinquantina, che è divenuto una vera e propria celebrità su Instagram e Facebook.

 

Così mi sono documentato per cercare di capire che cosa ormai spinga gli Italiani sempre più rincitrulliti, ad ispirarsi a determinati personaggi, dato che anche la famosa Bocconi, dopo aver invitato Briatore a straparlare di start-up e pizzerie, ha organizzato un evento (poi annullato) con il signor Vacchi, come si può vedere su youtube.

 

Essenzialmente Gianluca Vacchi è divenuto noto mettendo in mostra , tra fotografie e video, una vita ricca di lussi, con yacht, belle donne, fisico palestrato e tatuaggi, ed una serie di balletti francamente demenziali. Inoltre Vacchi ha beneficiato di amicizie con personaggi del mondo dello spettacolo, calciatori ed ex quali Borriello o Vieri per accrescere la propria notorietà sui social media.

 

Insomma Vacchi rappresenta un cocktail riuscito di valori di superficie, che ben esemplificano lo stato dell’arte in Italia: soldi, calciatori, veline, fisico e tatuaggi.

 

Il popolo che segue Vacchi si divide essenzialmente in due: quelli che lo ‘stimano’ e ora andremo a cercare di capire perchè, e quelli che lo insultano o lo invitano ad ‘andare a lavorare’. Questi ultimi vengono poi contrattacati dai fan, secondo cui sarebbero solo invidiosi e rosiconi.

 

Vediamo di fare chiarezza su queste posizioni. Se il signor Gianluca Vacchi ha disponibilità economiche, che gli derivino dal lavoro o dall’asse ereditario, ha il diritto di spenderle come crede e di mostrare sui social media quello che gli pare. Il fatto che in Italia ci sia un momento di crisi economica non c’entra nulla, siamo in democrazia e ognuno deve poter fare ciò che crede senza essere insultato, cosa che effettivamente qualifica gli insultatori come frustrati o invidiosi. Soprattutto perchè spesso quelli che lo invitano ad ‘andare a lavorare’, identificano il lavoro come tedio e sofferenza, mentre il mondo è pieno di persone di successo che coniugano lavoro con una vita ricca di soddisfazioni, risultati e riscontri economici. Semmai in questo senso sarebbe più interessante scoprire come Vacchi abbia costruito la sua fortuna.

 

E qui basta fare una piccola ricerca per scoprire che l’uomo detiene un pacchetto azionario di circa il 30% dell’azienda IMA che ha ereditato e che è gestita invece dal cugino decisamente più sobrio. Questo pacchetto al valore attuale di mercato si attesta in oltre 300 milioni di euro e garantisce al buon Gianluca dividendi annui nell’ordine di 9 milioni, una cifra più che sufficiente per godersi barche e spiagge e passare l’anno a scolpire gli addominali e studiare le mosse del prossimo balletto da postare su Instagram. Vacchi però tiene a specificare che nella vita ha sempre lavorato investendo in decine di società, tramite una sua holding di investimenti finanziari. Tuttavia il Fatto Quotidiano ha guardato nei conti di questa società per scoprire che ha le azioni pignorate, e quindi pare che il buon Gianluca faccia meglio ad attendere il dividendo IMA sdraiato in barca che a buttarsi in iniziative imprenditoriali in prima persona.

 

Liquidato il gruppo degli invidiosi e acredinosi, resta dunque da comprendere il gruppo dei fan. Fan di cosa? Ormai siamo a una società così di superficie che si guarda solo al risultato finale: soldi, bella vita. Ma generalmente il risultato finale è interessante nella misura in cui è frutto di un lavoro sottostante.

 

Un personaggio diventa oggetto di attenzione legittima se può ispirare anche la persona comune nel darsi da fare. Il successo di altri è qualcosa di interessante perchè se studiato accuratamente aiuta a capire quali mosse e passi fare, quale psicologia avere, quale mentalità e approccio alla vita per ottenere risultati simili. Tutte cose che nel caso di Vacchi non sembrano decisamente pertinenti.

 

I fan di Vacchi sono quelli sdraiati sul divano, che dicono agli altri ‘eh sei invidioso perchè vorresti avere quella vita’, dicono ‘Gianluca sei un grande’ ma ben si guardano da muovere un singolo passo per ottenere un decimo di quella vita. Anzi, hanno sempre la scusa pronta. Non sono nati nel posto giusto, al momento giusto, col governo giusto, la famiglia giusta, il lavoro giusto, ecc.

 

E allora la domanda è, piuttosto che dividersi in insultatori e fan, non sarebbe piu’ sensato semplicemente ignorarlo e lasciargli vivere la sua vita, magari occupandosi di vivere al meglio la propria?

 

Perchè qui il problema è che Vacchi ha molti fan fra i giovani e per metà di essi in Italia non esiste alcun futuro. Invece che condividere come zombie i video di Vacchi in barca, non sarebbe il caso di essere un po’ più allarmati e passare le giornate a studiare un piano serio per costruirsi una vita sostenibile nei prossimi cinque, dieci o venti anni? O forse costoro credono che il lavoro, lo stipendio o una vita decente glieli garantirà Renzi?

 

Se invece di guardare a Vacchi, guardiamo a persone che il successo se lo sono costruito come Steve Jobs o Walt Disney o Michael Jordan, sicuramente non passavano il proprio tempo a guardare i video di un cinquantenne che balla in barca. Senza spingersi cosi’ lontano, conosco personalmente giovani a New York, Hong Kong, Shanghai, Londra, Boston, che si pagano l’affitto, le vacanze, qualche lusso, possono mantenere una famiglia ed in molti casi vivono una vita di maggiore libertà di quella che ormai l’Italia consenta, impiccati a cento euro in piu’ a fine mese, strozzati dalle tasse, dalla corruzione e da questo sfacelo culturale. Non vivranno la vita di Vacchi ma vi assicuro che ne vivono una molto migliore della maggioranza di quelli che sono rimasti in Italia a cliccare ‘mi piace’ sulle pagine di questa gente e non si sono ancora fatti un piano serio per uscire dalla melma da cui di certo non li tireranno fuori i nostri governanti cialtroni e nemmeno Vacchi o Borriello coi loro balletti.

 

 

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