E non da altri ma da noi stessi. Così mi sento in questi giorni. Le raffiche di Parigi sono le ultime di una lunga serie e dopo ogni evento, subito è venuto il pianto, poi il cordoglio, poi la curiosità. Oggi scopro che una ragazza, che stava per precipitare nel vuoto e fu salvata da qualcuno che poi perse di vista, l’ha cercato e trovato con internet, ma poi l’ha incontrato nella sede di un giornale. Nessuno ha più un privato, nessuno si tiene qualcosa, siamo come specchi: riflettiamo, nel senso dello specchio appunto, non nell’uso del cervello. Come tori abbiamo l’anello al naso e ci facciamo menare dove gli altri vogliono, per rassicurarli, da soli ci castriamo. Hollande, lancia in resta, parte per bombardare Raqqa e mandare un segnale forte, ma non è forte tanto abbastanza per controllare alcuni dei quartieri delle banlieu francesi, dove la polizia non entra. Ha chiamato i parà, quelli entravano dappertutto, come ci ricordava Pontecorvo nella battaglia di Algeri. La Francia poi perse l’Algeria, ma Algeri la presero in poche settimane. Odiati a sinistra, osannati al centro, odiati a destra, versante OAS, perché ripulivano la casbah e i quartieri dei fascisti, a loro volta attentatori. Molta Europa ha avuto un terrorismo interno e qui in Italia uno dei più cruenti, ma nessuno se ne ricorda, si fanno fiaccolate e ci si dimentica che il terrorismo interno non si sradica senza ripulire la zona grigia: i fiancheggiatori. Questo vale per tutto, sempre nelle guerre dichiarate in carta da bollo, che in quelle subite come guerriglie, mafie, malavite. Solo la terra bruciata fa venire allo scoperto gli antagonisti. Ma ci vogliono decisioni serie, non burlette e proclami. Vi chiedo solo una cosa: per attentare o delinquere ci vogliono armi, ebbene perché non c’è una legge per cui chi detiene un’arma da guerra, o senza permesso, si becca quindici anni di galera, senza possibili sconti di qualsivoglia genere? È il minimo, poi i saputelli mi verranno a raccontare che siccome non basta, non serve. Sicuri? Sicuri che un cretino rischi quindici anni per custodire l’arma di un delinquente? Magari poi, come per i pentiti si potrebbe incentivare la delazione. Pagando. Ci sono i soldi per tutti i quiz per semideficienti che tanto piacciono in TV, si trovino i soldi anche per questo. E ognuno pensi a casa propria e a chi dà le chiavi, ne risponderà, come d’altra parte si fece per le BR o l’IRA o l’ETA, ecc… Ma le cose dobbiamo chiederle, perché se è vero che non ce le danno è solo perché ci guadagna qualcuno direttamente, o tramite amici. Costa molto di più controllare tutti (ci vorrebbe un poliziotto per ogni cittadino), che non imporre autocontrollo e questo si ottiene solo con pene che la gente non può permettersi. Poi non debbono farsi distinguo, né psicologici, sociali, o economici. Se vogliamo vivere e non boccheggiare nel terrore. Soprattutto se vogliamo essere persone e non solo buoi portati a spasso con l’anello al naso finché serve, poi macellati e svenduti come carne di ultima scelta.
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