Prima ci fu quella dantesca, simbolo di teologia e fede, oggi quella che di teologia non so quanto ne sappia, ma di fede ne ha tanta.
Della fede di Fede, quella cieca del credere, obbedire e sproloquiare, tipica di tanti pas(la)daran berlusconiani.
Guardavo, finchè ho resistito Ballarò, e mi sono imbattuto in Beatrice Lorenzin.
In mezzo al vuoto delle competenze e conoscenze disperante dei nostri notisti maximi, di lei mi ha colpito l’impudenza.
Parlavano dell’Olanda e della buona amministrazione e Madame ha ricordato che forse là si può fare anche grazie ai soldi che il Comune di Napoli spende per smaltire là la monnezza.
Niente da dire, è un’informazione, ma raccontarcelo nel giorno in cui il Comune di Reggio Calabria, in quota PDL, viene sciolto per mafia e proprio per la gestione infiltrata della gestione dei rifiuti, ecco questo, da lei totalmente taciuto, mi è parso eccessivo.
Di lei mi incantavano i capelli, che, pettinati sapientemente, le facevano una specie di casco da ciclista in testa, che forse la rende impermeabile alla comunicazione esterna.
Come tanti che vanno a quella trasmissione( Polverini è stata sdoganata là per nostra sfortuna , visti i conti che ci ha lasciato), non hanno nessuna voglia di dialogo e confronto, ma vanno a recitare un mantra che è impermeabile a qualsiasi, eventuale, obiezione.
E questo, lBeatrice è giovane, è il nuovo che avanza.
Per me, come si diceva, ce ne cresce e ce ne avanza.
Di questi giovani, penso, ne dovremmo proprio fare a meno. Non credo che perderemo molto, sicuramente qualche amministratore colluso o corrotto, almeno per mantenere il parrucchiere.